Pubblicato su Oggi del 6.11.17

Ho letto che lo Stato risarcisce le vittime di alcuni reati e ho notato una differenza enorme a seconda del reato: per esempio, 200.000 euro per le vittime del terrorismo e soltanto 8200 euro per il femminicidio. Quest’ultima mi sembra una cifra davvero ridicola, condivide ?
Marta

Condivido in pieno.
L’origine di questa previsione scaturisce dalla Direttiva Europea CE/2004/80, che imponeva agli Stati membri dell’UE di adottare entro il primo gennaio 2006 un sistema che garantisse l’erogazione di un compenso equo e adeguato a chi avesse subìto, ad esempio, lesioni personali gravi, violenza sessuale, omicidio. L’Italia si è conformata con imbarazzante ritardo (dieci anni): soltanto nel luglio 2016, dopo essere stata condannata dalla Corte di Giustizia UE a una sanzione economica elevatissima, ha adottato la legge cosiddetta europea n. 122 e poi un decreto attuativo che, insieme, hanno introdotto indennizzi per nulla proporzionati e reso lunga e complicata la procedura per conseguirli. Ad esempio, la corresponsione è stata subordinata alla condizione della titolarità di un reddito annuo non superiore a circa 11.000 euro e all’impossibilità di ottenere giudiziariamente il risarcimento da parte dell’autore del reato, salvo il caso in cui questi sia rimasto sconosciuto. Il che significa che passeranno anni e anni prima di poter ottenere questi soldi.
Più esattamente, il Decreto ministeriale (dell’11 ottobre 2017) esecutivo della legge ha determinato gli importi dell’indennizzo da versare alle vittime. Ecco tutte le misure contemplate: 7200 euro per il reato di omicidio; 8200 euro per il caso di omicidio commesso dal coniuge o convivente ed esclusivamente in favore dei figli della vittima; 4800 euro per la vittima di violenza sessuale. Per gli altri reati si è stabilito invece un importo massimo di 3000 euro, versato solo se la vittima ha sostenuto spese mediche e assistenziali (si tratterebbe dunque di un rimborso). Questi valori rappresentano una vera beffa, anche alla luce del fatto che sono stati posti a carico del preesistente “Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura”, fondo che ora è stato destinato anche a quelle dei reati intenzionali violenti. Il che significa che, se il Fondo non sarà sufficientemente capiente per tutte le varie richieste di indennizzo da fronteggiare nel corso di un anno, quelle rimaste (in tutto o in parte) insoddisfatte saranno rinviate agli anni successivi (per di più, senza interessi e rivalutazioni).
L’esiguità delle somme – resa ancor più evidente dal confronto con le cifre contemplate in favore delle vittime di altri reati – è stata oggetto di critiche molto severe e adesso il ministero della Giustizia cerca di correre ai ripari: ha dichiarato che lo stanziamento del Fondo sarà di molto aumentato con la legge di bilancio di fine anno, in modo da incrementare gli indennizzi.
Quanto alla ragione dell’attuale sproporzione, molto probabilmente risiede in un latente atteggiamento discriminatorio nei confronti delle vittime di certi reati, che in buona parte sono donne, e quindi vittime di serie B. Alcune condotte delittuose sono state insomma sminuite, anche nei corrispondenti indennizzi, solo perché solitamente si tratta di delitti in danno di donne: un modo come un altro di delegittimare ulteriormente il genere femminile e di lederne una volta di più la dignità.

Giulia Bongiorno

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