Pubblicato su Oggi n.48 del 5 dicembre 2019.

Cara Michelle,
ho letto che alle donne giapponesi molte aziende proibiscono di indossare gli occhiali da vista, perché “rovinano l’ovale del viso” e “danno un aspetto troppo severo”. Mentre gli uomini sono liberi di indossarli. Mi sembra assurdo che in un Paese così all’avanguardia da tantissimi punti di vista, sia ancora in auge una cultura con aspetti tanto sessisti… Com’è possibile?
Marta

Cara Marta, non è la prima notizia surreale che arriva dal Giappone in materia di parità di genere. È dello scorso giugno la campagna social #KuToo (sul modello del #MeToo, da kutsu, “scarpe”), che protestava contro l’obbligo imposto alle lavoratrici di portare i tacchi alti. Purtroppo, la protesta non si è rivelata efficace: anche perché è intervenuto il ministro del Lavoro in persona, Takumi Nemoto, per affermare che i tacchi alti sul posto di lavoro sarebbero “necessari e appropriati dal punto di vista professionale”. Il ministro ha inoltre precisato che obbligare le dipendenti a seguire un codice di abbigliamento costituirebbe un abuso di potere solo nel caso in cui avessero una ferita o un piede dolorante. Adesso è arrivato il divieto di portare gli occhiali, con motivazioni che sarebbe poco definire pretestuose: gli occhiali non permetterebbero di “vedere adeguatamente” (!), e nel caso in cui il personale indossi abbigliamento tradizionale non sarebbero “compatibili con il vestiario”, inoltre trasmetterebbero “un’idea di freddezza”. Mentre, come scrivi tu, queste motivazioni non valgono – a parità di lavoro – per gli uomini. Non esistono al momento casi denunciati, e non è chiaro se il divieto sia una richiesta informale o contrattuale, ma su Twitter con l’hashtag #glassesban tante donne hanno raccontato di essere state invitate a sostituire gli occhiali con le lenti a contatto. Ho scoperto che, secondo un rapporto del 2018 del World Economic Forum, il Giappone si colloca al 110° posto su 149 paesi in termini di uguaglianza di genere, dopo Liberia, Azerbaigian e Myanmar – e ben al di sotto della media globale; ma purtroppo non è l’unico paese in cui le aziende pretendono di dettare norme su lunghezza (e obbligo) delle gonne, sul taglio di capelli o sul trucco delle dipendenti. Desta comunque una certa impressione, in effetti, che un paese così avanzato in tanti settori sia ancora ossessionato dall’idea della perfezione femminile e dall’immagine di una donna esteriormente impeccabile, talmente ossessionato da andare contro il buonsenso. Per fortuna, molte donne giapponesi sembrano intenzionate a resistere e a tenere gli occhi ben aperti (dietro gli occhiali!) per non lasciarsi intimorire.

Michelle Hunziker

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