
Pubblicato su Oggi n.48 del 5 dicembre 2019.
Mi è capitato di leggere degli articoli in cui si parlava del perfezionismo delle donne e della scarsa fiducia in se stesse, che le renderebbe meno vincenti degli uomini sul lavoro. Lei che cosa ne pensa?
Margherita
Gender confidence gap è l’espressione con cui si indica la tendenza delle donne a credere meno in se stesse rispetto agli uomini. La psicologa americana Lisa Damour scriveva qualche tempo fa sul “New York Times” che i ragazzi, in linea di massima, imparano a ottenere risultati positivi a scuola con il minimo sforzo, e che non esitano a “buttarsi” fidando nelle loro capacità, anche quando sono consapevoli di non essere ben preparati; le ragazze, invece, tendono a compiere sempre il massimo sforzo intellettuale e a mettersi alla prova solo se si sentono preparatissime. Si autocondannano insomma alla perfezione, senza tener conto del fatto che tra l’eccellenza e il fallimento c’è un ampio ventaglio di possibilità comunque valide. La Damour suggerisce quindi di insegnare loro una sana “economia dello sforzo”. In altri termini, di spingerle a essere coraggiose, più che perfette. Purtroppo, infatti, la scarsa autostima influenza negativamente le scelte delle donne, non solo nello studio e sul lavoro ma anche nella vita privata.
Molte sono oppresse dal senso di inadeguatezza, soprattutto in contesti lavorativi in cui devono confrontarsi con colleghi uomini, e per questo sono ossessionate dalla paura di sbagliare. È come se si sentissero costantemente sotto esame, come se pensassero di dover sempre dimostrare il loro valore, il loro diritto a occupare una determinata posizione. Senza dubbio, questo senso di inferiorità nasce anche da un retaggio secolare di discriminazioni che pesa sulle donne come un macigno. Sembra impossibile, ma solo nel 1919 è stata abolita l’autorizzazione maritale, prevista nel codice civile del 1865: la moglie non poteva compiere tutta una serie attività, per esempio donare, senza l’autorizzazione del marito, il quale – peraltro – dopo averla concessa aveva anche il potere di revocarla a sua discrezione.
L’autostima delle donne è legata anche al ruolo sociale: se penseranno di essere destinate per natura, e unicamente, a occuparsi da sole di accudire i figli, assistere i genitori/suoceri anziani e mandare avanti la casa, difficilmente potranno credere in se stesse. Dovrebbero quindi cercare di non farsi condizionare dai ruoli e sentirsi libere, prima di scegliere i traguardi che desiderano e poi di impegnarsi per raggiungerli. Spesso, poi, le donne sono appesantite dal senso di colpa legato alla necessità di scegliere tra due doveri, per esempio occuparsi della famiglia o portare avanti il lavoro. Detto questo, ci sono circostanze della vita che sfuggono al nostro controllo e che richiedono sacrifici, anche molto grossi, in termini di realizzazione personale: l’importante, se si è in coppia, è fare in modo che i sacrifici non pesino soltanto su uno dei due; e, se si è sole, imparare a ritagliarsi degli spazi per coltivare le proprie passioni e i propri interessi.
Giulia Bongiorno