da Il Sole 24 ore del 26/11/2021

Lo Stato «non deve tradire le donne». Giulia Bongiorno, una vita in difesa dei diritti femminili, vuole andare oltre le celebrazioni: «Altrimenti ogni anno ci troviamo a parlare il 25 novembre con i problemi irrisolti. Se non peggiorati».
Un catalogo chiaro, secondo Bongiorno, di problemi e criticità. Eppure le soluzioni non sono così complicate da adottare.

Lei è stata protagonista in prima linea dell’introduzione del Codice Rosso, rivoluzione annunciata ma ancora inefficace. Perché?
Le leggi vanno applicate. Non accade sempre. Anzi, capita ancora troppe volte il contrario. Ma il fattore tempo è decisivo nella violenza di genere.

Le tragedie a volte hanno una genesi sconvolgente se c’è già stata una denuncia.
Il Codice dice: entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato il pubblico ministero assume informazioni dalla persona offesa e da chi ha presentato denuncia.

Alcune storie terribili raccontano come questi tre giorni sono passati invano.
A volte non accade proprio niente, nessuna convocazione. Inaccettabile e ingiustificabile.

Ci dovranno essere dei motivi per questa inerzia assurda.
E non sono pochi. Non tutti i pubblici ministeri hanno una sensibilità specifica. I pool specializzati non ci sono in tutta Italia. È uno scenario a macchia di leopardo.

E poi c’è la storica carenza di magistrati.
Siamo ormai a -13% di personale. Mi rivolto al Ministro della Giustizia Marta Cartabia: colmi al più presto i vuoti di organico. Anche in ragione di una lotta più intensa alla violenza di genere.

Resta un problema di formazione e di cultura, come lei ha ricordato più volte.
Riguarda tutti: pubblici ministeri, figure giudicanti, forze di polizia. Il ruolo dei giudici per le indagini preliminari è determinante. Devono saper valutare e percepire. Non è sempre così.

Tutto parte dalle dichiarazioni delle vittime raccolte da Polizia di Stato e Arma dei Carabinieri.
Tra poliziotti e carabinieri ci sono delle eccellenze straordinarie. Ma ho visto anche con orrore in un verbale una donna invitata a tentare una conciliazione con il marito violento.

Quello della violenza di genere è un ciclo continuo.
Un crescendo sempre più intenso. Quella proposta di conciliazione era un assurdo. Chi segue queste vicende non può non avere la sensibilità adeguata.

Così alla fine ci si può spiegare il ripetersi dei casi. Ci vogliono altre nuove norme?
Insieme a Michelle Hunziker e alla Fondazione Doppia Difesa ci siamo battute per il Codice Rosso. La legislazione oggi è eccellente, ma va applicata. Se no è come un auto di grande cilindrata con un pilota inadeguato.

Eppure parliamo di reati odiosi, inaccettabili, terrificanti.
Ma quella di genere sembra a molti ancora una violenza di Serie B. Quasi che la connotazione “domestica” sia un’attenuante. È vero il contrario. Il patteggiamento, per esempio, va ponderato con scrupolo e rigore. Alcune norme vanno applicate tenendo conto della peculiarità di questi reati.

Così c’è poco da sorprendersi se denuncia solo il 15% delle donne vittime di soprusi.
A tutti i fattori psicologici, il senso di colpa, i timori e le paure di ogni tipo, si aggiunge e prevale un senso di sfiducia per l’azione pubblica e dei soggetti coinvolti a ogni livello. Ma lo Stato non deve e non può tradire le donne.

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