Pubblicato su Oggi n.1 del 9 gennaio 2020.

 

Secondo il Rapporto 2019 della Polizia di Stato, nello scorso mese di marzo è stata registrata una vittima di violenza di genere di sesso femminile in media ogni 15 minuti. E secondo il Rapporto Eures 2019, nei primi dieci mesi del 2019 sono state 94 in Italia le donne uccise, quasi una ogni tre giorni; nel 2018 erano state 142. Quasi sempre, alla base di queste violenze ci sono discriminazioni legate a stereotipi tanto radicati quanto pericolosi. Tra questi, la convinzione che le donne siano esseri inferiori, oggetti di proprietà degli uomini. Ecco perché è fondamentale cercare di estirpare pregiudizi e discriminazioni, in casa come sul posto di lavoro. E lo si può fare anche dando risalto a storie di donne – famose e no – che riescono a imporsi in settori ritenuti prettamente maschili. Proprio in chiusura d’anno, l’11 dicembre, Marta Cartabia è stata eletta presidente della Corte Costituzionale (è la prima volta che una donna riveste questo incarico), dopo essere stata il terzo giudice costituzionale donna (e uno dei più giovani nella storia della Repubblica) – prima di lei solo Fernanda Contri e Maria Rita Saulle, dopo di lei nessun’altra; Cartabia ha raggiunto questi importantissimi traguardi “nonostante” sia sposata e mamma di tre figli. Elisabetta Chinaglia (anche lei sposata con due figli) è invece entrata a far parte del Consiglio superiore della magistratura, dove le donne adesso sono sei – non erano mai state tante. In ambito sportivo, il 2019 è stato segnato dalle affermazioni di Stéphanie Frappart, designata la scorsa primavera come arbitro della finale di Supercoppa europea Liverpool-Chelsea; delle calciatrici della spettacolare partita Juventus-Fiorentina di campionato serie A women 2018-19, disputata all’Allianz Stadium gremito di spettatori; delle calciatrici dei Mondiali 2019 in Francia, dove la Nazionale italiana guidata dal commissario tecnico Milena Bartolini (un’altra donna) è arrivata a un soffio dalla semifinale. Ci sono poi molte donne di cui non si parla sui giornali, ma che hanno un ruolo essenziale nella vita quotidiana delle famiglie. Donne che nell’arco di una giornata svolgono in casa le mansioni più disparate, senza orari e senza stipendio, ma che non vengono considerate lavoratrici a tutti gli effetti. Eppure cucinano, stirano, seguono i figli, accudiscono gli anziani ecc., magari facendo i salti mortali per conciliare il lavoro domestico con un altro, fuori casa, che permetta loro di contribuire al mantenimento della famiglia, o comunque di non essere del tutto economicamente dipendenti da mariti o compagni. E ci sono le donne picchiate, vessate, minacciate, che non hanno la possibilità di andare via di casa perché non saprebbero dove rifugiarsi o come mantenersi. Il più delle volte hanno dedicato la vita ad accudire figli e mariti/compagni, a mandare avanti la casa, ad assistere genitori anziani o malati, ma il loro lavoro non è mai stato retribuito: dunque, non solo non hanno potuto imparare un mestiere e rendersi autonome, ma – nel corso della loro “carriera” di casalinghe non riconosciute – non hanno nemmeno potuto mettere da parte dei soldi. Si ritrovano così ostaggi dei loro carnefici, ai quali hanno stirato le camicie per anni; e magari continuano a stirargliele. La nomina di Marta Carabia mi sembra un segno positivo che ci autorizza a sperare in un 2020 in cui le donne sempre più spesso saranno chiamate a rivestire ruoli di primo piano: “Facesti come quei che va di notte, che porta il lume dietro e sé non giova, ma dopo sé fa le persone dotte,” scrive Dante nel Purgatorio, e io sono convinta che le affermazioni delle donne serie, preparate e competenti siano d’ispirazione per tutte le altre. Anche per coloro che sono costrette a lottare per ottenere rispetto e conservare la dignità.

Giulia Bongiorno

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