Pubblicato su Oggi n.5 del 6 febbraio 2020.

Cara Michelle,
ho letto sul “Corriere della Sera” un’intervista a una delle virologhe dello Spallanzani che hanno isolato il Coronavirus, la ragusana Concetta Castelletti, scienziata e mamma. Ha 56 anni e ha raccontato di non aver mai dovuto rinunciare a niente, perché con suo marito si sono sempre aiutati, in casa, con i figli, se c’era da alzarsi di notte o andare alle riunioni a scuola. Mi ha colpito la normalità con cui l’ha detto. Forse, al di là di tanti proclami, la parità domestica inizia semplicemente dal volersi bene e voler costruire una bella vita insieme… Cosa ne pensi?
Clotilde

Cara Clotilde, in effetti quando ci si vuole bene dovrebbe venire spontaneo condividere anche le fatiche e i doveri che fanno parte di quel grande, meraviglioso progetto che è una famiglia, soprattutto se dalla dimensione di coppia ci si apre a quella dei figli. Il punto è che non sempre l’idea di “costruire una bella vita insieme” è davvero, profondamente e consapevolmente, condivisa. Spesso c’è un sogno, un obiettivo, ma le idee su come realizzare il sogno, su come raggiungere l’obiettivo, possono essere anche molto diverse: si è riflettuto insieme, si è riflettuto abbastanza, su come impostare la gestione della casa o l’educazione e la cura dei figli? Quasi sempre si inizia una convivenza sulle ali dell’entusiasmo: quando tutto è roseo si tende a pensare che niente di quello che fa il partner potrà infastidirci o farci male, che faremo a gara per renderci reciprocamente felici, aiutarci ecc. La vita poi si ìncarica di farci scoprire che non è esattamente così! A volte si riesce a mediare e a venirsi incontro senza troppa sofferenza, approdando a una visione più realistica della vita di coppia. Altre volte volano i piatti! Senza tentare di pianificare nel dettaglio cose che molto spesso, poi, sfuggono al nostro controllo, ci sono almeno due questioni sulle quali bisognerebbe avere le idee chiare prima di compiere passi importanti: e sono proprio la casa e i figli, come l’una e gli altri incideranno sui progetti e gli spazi personali e fino a che punto siano percepiti come qualcosa che riguarda in egual misura l’uomo e la donna.
A questo proposito mi ha colpito che, nel riportare le parole di Concetta Castelletti, tu abbia detto “si sono sempre aiutati”, e non che il marito “l’ha sempre aiutata”: questo plurale esprime una differenza enorme! Nel primo caso si parla appunto di un progetto comune, una specie di società al 50 per cento; nel secondo caso, di un progetto che è comune solo in teoria, perché di fatto si ritiene che casa e famiglia siano “a carico” della donna – il marito, se lo ritiene, aiuta (e la donna ringrazia). Il discorso può diventare molto più ampio e complesso se si considerano poi altri importanti elementi, come la disparità di stipendi tra uomini e donne, il fatto che le lavoratrici spesso non siano adeguatamente tutelate dalle aziende e dallo stato ecc., ma andremmo troppo lontano. Torno quindi alla tua domanda: la parità domestica per me inizia dal rispetto, dal dialogo e dalla fiducia.

Michelle Hunziker

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