
Pubblicato su Oggi del 22.01.17
È stata annunciata la nomina di una donna a capo della Tate, il complesso di quattro celeberrimi musei di Stato britannici (Tate Britain, Tate Liverpool, Tate St Ives e Tate Modern); come ricorda il “New York Times”, con i suoi otto milioni di biglietti all’anno la Tate è uno tra i dieci musei più visitati al mondo.
La nuova direttrice si chiama Maria Balshaw, ha 46 anni ed è la prima donna ad assumere questo incarico nella ultracentenaria storia della Tate; la sua nomina – come avviene per tutti i direttori dei musei del Regno Unito – è stata approvata dal Primo Ministro, Theresa May. Maria Balshaw succede a Nicholas Serota, da 28 anni alla guida della Tate. La Bbc l’ha definita “instancabile, carismatica, ambiziosa”, aggiungendo che ha molto ben operato nei dieci anni in cui è stata alla guida della Whitworth Art Gallery di Manchester – dieci anni in cui ha realizzato una ristrutturazione e un’espansione costate 15 milioni di sterline, restituendo al pubblico nel febbraio 2015 una galleria che si è meritata il titolo di Museum of the Year. Nel 2011 ha assunto il ruolo di direttore delle Manchester City Galleries e durante il suo mandato ha organizzato mostre di artisti del calibro di Marina Abramović, Gerhard Richter, Cai Guo-Qiang, Gregor Schneider e Cornelia Parker. Nel 2014 è diventata anche membro del consiglio dell’Arts Council England.
Come tutte le volte (poche, purtroppo) in cui una donna arriva al vertice di una carriera, la nomina di Maria Balshaw rappresenta un passo avanti nel tentativo di raggiungere una reale parità con gli uomini, che scalano le posizioni di potere con rapidità e facilità ben maggiori di noi. Anche nel mondo dell’arte il “gender gap” è grave: secondo un’indagine condotta nel 2014 dall’Association of Art Museum Directors (di cui fanno parte i direttori dei musei di Canada, Usa e Messico), le donne guidano appena un quarto dei maggiori musei del mondo e guadagnano, in media, un terzo in meno dei colleghi uomini.
Al di là della soddisfazione nel vedere riconosciuta la qualità di una donna in gamba, ho voluto dare risalto a questa notizia perché sono fermamente convinta che ogni donna che raggiunge un obiettivo importante apre la pista alle altre. Ed è solo quando avremo tante donne in posizioni di massimo prestigio e potere – sia nelle professioni sia in politica – che potremo sperare in un calo dei femminicidi. Purtroppo, nella mentalità comune maschile è molto diffusa l’equazione – sbagliatissima e fuorviante – tra potere e superiorità: chi ha potere è ritenuto per questo stesso fatto superiore, e dal momento che il potere ce l’hanno storicamente gli uomini, i più si ritengono automaticamente legittimati a discriminare le donne, reputandole inferiori, come professioniste e come esseri umani, sino a considerarle oggetti. Oggetti che, quando per qualunque motivo non servono più, o sono venuti a noia, o non “funzionano” come dovrebbero, possono anche essere buttati via, distrutti, eliminati. Maria Balshaw è una professionista di valore che ce l’ha fatta grazie all’impegno, alla preparazione e alle capacità. Un formidabile modello, e anche una speranza, per le donne di tutto il mondo.
Giulia Bongiorno