Pubblicato su Oggi n.1 del 9 gennaio 2020.

Cara Michelle,
ho visto che lo scenografico flashmob anti-violenza lanciato dalle donne cilene ha “contagiato” tante piazze nel mondo. Ma secondo te davvero queste manifestazioni servono a fermare la violenza o a dare coraggio alle vittime?
Greta

Cara Greta, credo che qualsiasi presa di posizione pubblica sia un grande incoraggiamento per tutte le donne che hanno subìto o subiscono violenza, perché le aiuta a rendersi conto che non sono sole. I flashmob che si stanno diffondendo in tante piazze, anche in Italia, sono la dimostrazione che tante altre donne si trovano in quella situazione e che tantissime altre – pur non essendo state toccate in prima persona – sono solidali, e questa solidarietà vogliono esprimerla, vogliono gridarla perché tutti la sentano. Tutti ma in primo luogo loro, le donne maltrattate, umiliate, offese. Sono gesti importanti, che danno fiducia, specialmente se pensi che tra i motivi principali per cui le vittime di violenza non trovano il coraggio di parlare ci sono proprio la vergogna e la paura di non essere credute, o di essere ritenute “corresponsabili” – per un vestito corto, per uno sguardo o una parola di troppo. Quanto al “fermare la violenza”, è ovvio che le manifestazioni non possono avere un effetto immediato, ma nel lungo periodo sì, certo che servono. Serve tutto quello che contribuisce a far parlare del problema e a far capire che le donne non sono esseri inferiori: sono diverse dagli uomini, ma non valgono meno.
La situazione in Cile è tragica, la polizia e i carabineros usano lo stupro per incutere terrore, per farle desistere dal protestare e dal far sentire la loro voce. Il collettivo femminista Las Tesis ha dunque lanciato un appello a tutte le donne del mondo perché ripropongano nella loro lingua il brano Un violador en tu camino, scritto a partire da un testo dell’antropologa femminista argentino-brasiliana Rita Segado e messo in scena a Valparaíso il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: una base elettronica ritmata, le donne con occhi bendati di nero, abiti rossi e neri. Da Valaparaíso l’onda si è propagata attraverso Santiago e altre città del Cile, poi a Bogotá, Città del Messico, e poi in Europa, a Barcellona, Madrid, Oviedo, Parigi, Londra, Bristol, Berlino, per arrivare fino in Italia. “Non è stata colpa mia, né di dov’ero, né di com’ero vestita. Lo stupratore sei tu.” Così hanno cantato in coro centinaia di migliaia di donne puntando un indice accusatore, e sono parole importanti, perché spostano l’attenzione dalla vittima al carnefice, mettendolo di fronte alle sue responsabilità.

Michelle Hunziker

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