
Pubblicato su Oggi n. 16 del 22 aprile 2021
Questo aprile si celebrano dieci anni dall’approvazione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica. Ma proprio lo scorso 20 marzo la Turchia, primo Paese a firmare e ratificare l’accordo, ha sancito la decisione di uscirne con un decreto dello stesso Presidente che lo aveva firmato. La Convenzione era stata firmata da 34 Stati europei – tra cui l’Italia, che l’ha ratificata con la legge 27 giugno 2013, n. 77 – ed è entrata in vigore il 1° agosto 2014.
La Convenzione rappresenta il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che mira a creare un quadro globale e integrato per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza, prevedendo la cooperazione internazionale e il sostegno alle autorità e alle organizzazioni nel contrasto al fenomeno. Per la prima volta ha riconosciuto espressamente che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani (libertà, dignità, integrità fisica e psichica delle donne), oltre che una forma di discriminazione; e riconosce anche l’esistenza di un legame tra il raggiungimento della parità tra i sessi e l’eliminazione della violenza nei confronti delle donne. Inoltre, ribadisce che la violenza può assumere diverse forme (fisica, sessuale, psicologica o economica) e identifica le caratteristiche della violenza domestica: atti di violenza fisica, sessuale, psicologica o economica all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o partner. Infine, la Convenzione prevede che i rappresentanti degli Stati firmatari, intesi in senso ampio, siano i primi a far rispettare gli obblighi da essa imposti, garantendo la prevenzione della violenza, la protezione delle vittime e la punizione dei colpevoli.
Che un Paese decida di uscire da un simile accordo è qualcosa che lascia sgomenti e amareggiati. La decisione risulta ancora più spiazzante considerato che il Covid-19 ha peggiorato sensibilmente la condizione della donna (incremento delle violenze domestiche, acuirsi delle stesse discriminazioni, aggravarsi dei carichi di accudimento ecc.). Stando alle notizie di stampa, il presidente turco sarebbe stato pressato dai gruppi conservatori e islamisti (secondo i quali difendere l’uguaglianza di genere danneggerebbe i valori familiari “tradizionali”, per esempio incoraggiando il divorzio) e la sua decisione ha suscitato tantissime manifestazioni di protesta. Nella lotta contro la violenza si compiono lenti passi avanti e quando se ne fa uno indietro così clamoroso è come vanificare in un attimo gli sforzi di anni. Purtroppo, con questa decisione la Turchia ha riportato indietro l’orologio della Storia, consolidando i pregiudizi di genere radicati nel tessuto sociale patriarcale e alimentando le discriminazioni dentro e fuori la famiglia.
Giulia Bongiorno