Pubblicato su Oggi n. 14 del 9 aprile 2020.

Diversi articoli di giornale mi hanno fatto riflettere sul fatto che, in questi tempi di clausura forzata, chi subisce violenza in casa è letteralmente in balìa di mariti e compagni: le vittime sono sottoposte a una pressione psicologica che non riesco nemmeno a immaginare. Come possono trovare la forza di denunciare, e non perdere la speranza, in una situazione così?

Gennaro

Tutti noi stiamo vivendo un periodo difficilissimo per l’emergenza epidemiologica da Covid-19: siamo incerti, disorientati, spaventati dal diffondersi di un virus del quale ancora gli scienziati sanno molto poco. Il distanziamento sociale – una delle principali misure sanitarie adottate per arginarlo – implica la necessità di restare a casa, evitando spostamenti non giustificati e quindi contatti con altre persone che possono favorire il contagio. È importantissimo rispettare col massimo rigore qualunque direttiva ci venga impartita: in questo momento, è la prima cosa da fare.
So perfettamente che per molte donne la difficoltà è accresciuta dal fatto che le inevitabili tensioni dovute a una convivenza praticamente ininterrotta – e in un clima di ansia generalizzata – possono più facilmente sfociare in violenza domestica. Questa situazione le rende ostaggio di violenze quotidiane proprio nella casa in cui sono costrette – ora più che mai – a stare, quella casa che per loro non rappresenta affatto un luogo sicuro: in modo diverso, ma anche lì rischiano la vita.
Mi rivolgo a tutte le donne: se sentite che la vostra incolumità è in pericolo, denunciate! Non è vero – come è stato detto da alcuni – che finché dura l’emergenza sanitaria non si può fare nulla per aiutare le vittime di violenza, denunciare è sempre possibile. E se avete bisogno di consigli, di sostegno legale e/o psicologico, ci sono enti specializzati a cui fare riferimento, tra i quali anche Doppia Difesa; la nostra Fondazione sta continuando a svolgere le sue attività consuete anche in modalità di lavoro agile, ricevendo richieste di aiuto soprattutto per mezzo di email, lettere e/o fax (per informazioni, www.doppiadifesa.it), visto che quando si è costretti sotto lo stesso tetto con un uomo violento usare il telefono diventa difficile. Chi ci scrive viene ricontattato nel più breve tempo possibile e, a seconda dei casi, riceve consulenze legali e psicologiche telefoniche e/o con collegamenti Skype: via mail è possibile concordare un appuntamento, all’orario in cui si prevede di riuscire a parlare con tranquillità.
Nei limiti imposti dalle misure normative emergenziali in materia di giustizia, Doppia Difesa sta inoltre svolgendo le attività pendenti di assistenza in giudizio, penale e civile. Purtroppo la violenza domestica resta un’emergenza nazionale, come ha ricordato proprio lo scorso gennaio anche il Procuratore generale della Corte di Cassazione: Doppia Difesa continua a fare il possibile per contrastarla, anche in questi difficilissimi tempi.
Infine, il mio pensiero va anche alle donne che svolgono da casa il lavoro che prima svolgevano in ufficio, ritrovandosi a dover contemporaneamente accudire i figli che non possono andare a scuola, occuparsi della casa e magari anche aiutare i genitori; sarebbe bello se questa situazione rendesse mariti e compagni più consapevoli e collaborativi, e che li facesse rimanere tali anche quando l’emergenza sarà rientrata – speriamo il prima possibile.

Giulia Bongiorno

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