Lo scorso 20 giugno, l’Istat ha pubblicato la sesta edizione del Rapporto sui Sustainable Development Goals (SDGs) adottati con l’Agenda 2030 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

Il Goal 5, uno dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs), è riferito alla parità di genere.

In esso, con riferimento specifico alle vittime di violenza, si legge che nel 2022 circa un quarto delle donne vittime di violenza aveva un’età compresa tra 35 e 44 anni (24,8%) e poco più di un quinto tra 45 e 54 anni (21,6%). In aumento, rispetto al periodo precedente la pandemia, la percentuale di donne di 18- 24 anni (11,7% nel 2022 e 8,6% nel 2019) e di giovanissime, di età inferiore a 17 anni (2,4% nel 2022 rispetto a 1,2% nel 2019). La tipologia di violenza segnalata con maggiore frequenza nel 2022 è quella psicologica (36,1% nel 2022), in linea con i dati degli anni precedenti, seguita dalle minacce (24,9%), dalla violenza fisica (23,9%), dalla violenza economica (9,6%) e dalla violenza sessuale (3,7%). Nel 2022, in quasi il 90% dei casi l’autore della violenza è stato un soggetto con cui la vittima aveva, o aveva avuto, una relazione sentimentale o con cui aveva uno stretto rapporto di parentela. Nel 55% dei casi gli autori sono stati mariti, conviventi o attuali partner. Gli ex mariti, ex conviventi o ex partner sono stati perpetratori nel 20,9% dei casi, in aumento rispetto al 2020 (15,3%), mentre nel 13,2% dei casi (18,5% nel 2020) l’autore della violenza è stato un parente stretto della vittima (figlio/figlia, fratello/sorelle oppure padre/madre).

Sul fronte della distribuzione del carico di lavoro familiare tra donne e uomini, nel 2022 l’indice di asimmetria familiare – che misura la distribuzione del carico di lavoro di cura familiare all’interno della coppia di età compresa tra i 25 e i 44 anni – non mostra purtroppo segni di miglioramento (61,6% nel 2022; 61,8% nel 2021; i valori al di sopra del 50% mostrano un carico di lavoro domestico e di cura maggiore per le donne, al di sotto della soglia il carico è maggiore per gli uomini). Permangono ancora differenze territoriali tra Mezzogiorno (67,5%), Centro (63,3%) e Nord (58,8%; 58,5% nel Nordovest e 59,3% nel Nordest).

Altro aspetto oggetto di rilevazione è la presenza femminile, che si è ridotta nel Parlamento nazionale mentre è cresciuta nelle istituzioni regionali e nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa. Nelle elezioni per la nomina dei senatori e dei deputati al Parlamento nazionale (XIX legislatura) del settembre 2022, la quota di donne elette si è ridotta rispetto alla precedente legislatura, passando dal 35,4% del 2018 al 33,7%. I valori sono in diminuzione anche a livello europeo: in undici dei ventisette Paesi Ue, la presenza delle donne nei Parlamenti nazionali ha registrato una flessione rispetto al 2021, con una presenza media, nei Paesi Ue27, del 32,5% (-0,6 p. p. rispetto al 2021).

Nel 2022 ha continuato invece a crescere la percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in Borsa (42,9%; +1,7 punti percentuali rispetto al 2021), avvicinandosi al target fissato dalla Strategia Nazionale per la Parità di genere 2021-2026 (45%). In aumento anche la presenza di donne negli organi decisionali (21%; +1,9 p.p. rispetto a giugno 2022) della Corte costituzionale, del Consiglio superiore della magistratura, del Corpo diplomatico e di alcune autorità (Privacy, Comunicazione, Concorrenza e Mercato), che tuttavia è ancora lontana dal target della Strategia 2021-2026 (35%).

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