Pubblicato su Oggi del 7 giugno 2018.

A breve mia figlia, che ama molto studiare, dovrà scegliere la facoltà universitaria. Senza dubbio entrare nel mondo del lavoro non è facile, soprattutto per le donne – anche le più preparate: vorrei darle un consiglio, ma io stessa mi sento disorientata. Lei cosa suggerisce?
Patrizia

La scelta di un percorso di studi o di una professione dovrebbe essere compiuta seguendo attitudini e passioni, ma non sempre è così, specie per i condizionamenti di genere che le giovani donne subiscono. È noto che da sempre le materie cosiddette Stem (quelle scientifiche, tecnologiche, ingegneristiche e matematiche) vedono una dominanza maschile. Anzi, secondo un’indagine condotta nel mondo dal social network LinkedIn, la percentuale femminile occupata in ruoli Stem si aggira attorno al 24 per cento e in ruoli manageriali scende al 19 per cento. Inoltre – secondo quanto riportato in un recente articolo di stampa economica – in Italia, nei prossimi dieci anni, il 70 per cento delle professioni evolverà in senso prettamente tecnologico e digitale. Eppure, oggi solo il 24 per cento di maschi e femmine si iscrive alle facoltà scientifiche su un totale di laureati che nel nostro paese arriva al 18 per cento: una delle percentuali più basse in zona Ocse.
Secondo la ricerca “Teen’s Voice” elaborata da Campus Orienta il 52 per cento dei maschi che attualmente frequenta l’ultimo anno di scuola superiore non ha ancora deciso la facoltà e le donne incerte sulla scelta sono il 48 per cento. Ma mentre le ragazze sono più interessate a facoltà umanistiche – per esempio, in Italia l’84 per cento degli studenti di Storia sono donne – il sesso opposto predilige le facoltà scientifiche/Stem: le facoltà di Ingegneria meccanica e di Ingegneria spaziale sono frequentate al 100 per cento da ragazzi. In Ingegneria industriale le donne sono invece il 26 per cento, contro il 74 di maschi: una percentuale davvero minima. E ancora: solo il 24 per cento dei professionisti in scienza e ingegneria è donna, mentre fra i tecnici nell’ambito dell’innovazione, della tecnologia e della scienza solo il 15 per cento è donna.
In altri termini, le lauree Stem sono sempre più richieste nel mondo del lavoro, ma il gap tra maschi e femmine in questi settori è molto elevato. Quindi è fondamentale contrastare gli stereotipi e avvicinare le studentesse alle materie scientifiche. Se le ragazze scelgono soprattutto le discipline umanistiche bisogna chiedersi: queste scelte sono davvero libere o sono piuttosto il risultato delle consuetudini di genere? La famiglia e la scuola segnalano alle ragazze che, se vogliono, hanno di fronte anche altre strade?
Qualche giorno fa ho letto con piacere altre due notizie. La prima: Anna Sirica, che a 49 anni è approdata alla direzione dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana, e ha inaugurato la Sdsa, la Sardinia Deep Space Antenna, una nuova struttura italiana che avrà un ruolo da protagonista nella missione Nasa per l’esplorazione umana di Marte. La seconda: a inizio maggio a Caltagirone si è insediato un Tribunale di sole donne; dodici su dodici magistrati. Un risultato che assume ancora più valore se si ricorda che solo nel 1963 – poco più di mezzo secolo fa – le donne sono state ammesse per la prima volta ai concorsi in magistratura; e se al primo concorso le vincitrici furono solo otto, oggi superano il 50 per cento.
Il mio consiglio, dunque, è di incoraggiare sua figlia a seguire le proprie passioni, aiutandola a capire che una donna può fare tutto quello che fa un uomo.

Giulia Bongiorno

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