Pubblicato su Oggi n.40 del 3 ottobre 2019.

Cara Michelle, ho letto la notizia delle femministe che hanno fatto la guerra alle spogliarelliste in Inghilterra. Secondo te è una battaglia di civiltà o ha ragione chi dice che in questo modo si limita la libertà di chi vuole usare il proprio corpo per lavoro?
Livia, Milano

Cara Livia, non è facile esprimere un giudizio su questa polemica, che vede contrapposti due schieramenti di donne e che tocca temi molto delicati (il sesso, il consenso, l’uso del corpo).
Ecco i fatti, per chi non fosse al corrente: le femministe di Sheffield, nel Regno Unito, da tempo chiedevano a gran voce alle autorità la chiusura di un club dove si esibiscono delle spogliarelliste, ma le spogliarelliste in questione difendevano il loro diritto di spogliarsi e di guadagnarsi da vivere usando il corpo.
A quanto ho letto sui giornali, la protesta delle femministe si basava anche sul fatto che – grazie alle riprese video effettuate da alcuni investigatori privati da loro assoldati – avevano scoperto che nel locale non ci si limitava gli spogliarelli; e il fatto che le ragazze tocchino i clienti o si tocchino tra loro è contrario ai regolamenti del settore.
Le autorità, però, hanno dato ragione alle spogliarelliste. Le quali a quanto pare non hanno apprezzato la preoccupazione delle femministe e non volevano affatto essere “salvate”; inoltre, hanno contestato vivacemente il fatto di essere state riprese di nascosto all’interno del locale, con metodi che hanno definito “da pornovendetta”.
Davvero non saprei dire se, come sostengono le femministe, questa accanita difesa del diritto di usare il corpo per guadagnarsi da vivere (sfiorando forse i confini della prostituzione) sia solo una dimostrazione dello stato di sudditanza psicologica delle ragazze; o se nessuno può essere salvato contro la sua volontà, nonostante il sospetto che certe scelte non siano del tutto libere.
La professoressa Rosa Vince, un’accademica specializzata in oggettificazione sessuale, ha detto che “in quanto femministe dobbiamo preoccuparci del consenso al contatto sessuale: e questo implica anche credere alle donne quando dicono che il consenso esiste”.
Possiamo solo augurarci che il consenso sia vero. Aspettando che qualche regista tragga lo spunto da questa vicenda per un bel film, magari – visto che tutto è successo a Sheffield – uno di quei geniali registi inglesi che con senso dell’umorismo e finezza psicologica sanno fotografare la realtà sociale nelle sue contraddizioni e nel suo divenire.

Michelle Hunziker

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