
Il 10 luglio 2024 l’Istat ha pubblicato il primo Report sull’analisi della violenza contro le donne veicolata dai social media, quali Twitter – X, pagine pubbliche di Instagram e Facebook, Webnews.
Il periodo considerato è quello compreso tra il 1° novembre 2021 e il 30 novembre 2022 e i dati hanno riguardato un totale di 1.231.385 messaggi sulla violenza di genere. Osservando il modo con cui “si parla” online, sono state considerate le reazioni di odio, aggressività e violenza che gli eventi e/o i fatti di cronaca hanno generato nelle conversazioni, e il senso di indignazione che gli stessi eventi hanno provocato tra gli user dei social e del web.
L’andamento ha evidenziato una predominanza del senso di indignazione, segnale della presenza, tra gli utenti social, di un’elevata consapevolezza di dover contrastare la violenza basata sul genere e sugli stereotipi. La non accettabilità degli episodi di violenza di genere è risultata quindi più diffusa rispetto al linguaggio violento, e ciò non solo in occasione di eventi che hanno attirato maggiormente la produzione di contenuti (come, per esempio, il 25 novembre), ma anche in coincidenza con fatti di cronaca e/o semplici contenuti di condanna della violenza basata sul genere.
È stato analizzato anche il tipo di emozioni associate alle reazioni di indignazione: la rabbia e la tristezza hanno animato vistosamente il tenore delle discussioni. In totale, infatti, le emozioni di “Rabbia” sono il 58,7% del totale, quelle di “Tristezza” il 21,3% e solamente l’1,5% dei messaggi di indignazione evidenzia un’emozione legata alla “Paura”.
Il linguaggio violento, sebbene risultato numericamente meno presente rispetto alle espressioni di indignazione, evidenzia comunque quanto nel dibattito pubblico sia ancora molto diffusa una cultura volta a rafforzare lo stereotipo di genere, che costituisce la radice socioculturale della violenza contro le donne.