Riconoscere la violenza per non esserne vittima - Doppia Difesa

PROGETTO

Riconoscere la violenza per non esserne vittima

Grazie al contributo di 2500 euro assegnato dall’Unione delle Comunità Ebraiche (UCEI) a valere sui fondi 8×1000 dell’anno 2020, la Fondazione Doppia Difesa Onlus ha realizzato un importante progetto; lo scopo era duplice: da una parte, creare o accrescere la consapevolezza nelle vittime di violenza; dall’altra, aiutarle a uscirne.
L’importanza del progetto risiede nel fatto che, secondo i dati Istat (2014), oltre il 60 per cento delle donne che subiscono violenza non si rendono conto di subirla: ritengono cioè che sia qualcosa di sbagliato ma non un reato, oppure la minimizzano. Le azioni contemplate nel progetto (consulenza legale penale e consulenza psicologica, precedute dai colloqui di accoglienza e primo contatto) sono state rivolte anche a giovani donne tra i 18 e i 35 anni: in questa fascia d’età solitamente si dispone delle maggiori energie e risorse personali per reagire, ma è importantissimo trovare riferimenti competenti che possano guidare in un percorso di riconoscimento e fuoriuscita dalla violenza – un percorso che non è affatto semplice compiere da sole.
Si aggiunga che, in questo anno caratterizzato dall’emergenza epidemiologica da Covid-19, si è verificato un aumento esponenziale della violenza domestica: durante il lockdown causato dalla pandemia, molte donne si sono ritrovate ostaggio di compagni e mariti violenti; basti pensare che – solo dal 1° marzo al 15 aprile 2020 –, le telefonate di richieste di aiuto sono state il 73% in più rispetto allo stesso periodo del 2019 (Istat 2020).
Nei tre mesi di durata del progetto, e nell’ambito delle attività di consulenza psicologica, è emerso che in oltre la metà dei casi le donne hanno riferito di provare un profondo senso di vergogna e addirittura di colpa rispetto alle violenze, anche fisiche, subite (a opera per lo più dell’ex partner o del partner attuale, ma in qualche caso anche di un collega di lavoro); la maggior parte delle donne che hanno beneficiato di consulenza psicologica non aveva presentato alcuna denuncia penale.
Nell’ambito degli interventi di consulenza legale penale, invece, si è rilevato che il tipo di reato più ricorrente tra le beneficiarie è stato quello di atti persecutori (il cosiddetto stalking), seguito da maltrattamenti, condotte di violenza sessuale e aggressioni fisiche; nella maggior parte dei casi, l’autore della violenza era stato un ex partner o il partner attuale.
Grazie a questo progetto, nell’arco dei tre mesi di attività – con oltre 100 consulenze legali penali e consulenze psicologiche, offerte con strumenti tecnologici e informatici e nel rispetto delle norme imposte dall’emergenza sanitaria –, sono state aiutate 93 donne: a seconda dei casi, sono riuscite a individuare e a riconoscere comportamenti violenti che non avevano ritenuto tali (per esempio, la condotta tipica del reato di atti persecutori o dei maltrattamenti in famiglia) e hanno affrontato in vario modo le conseguenze delle violenze subite (per esempio, riconquistando fiducia e autostima, ridimensionando e superando vergogna e senso di colpa). Alcune, in quanto madri di minori, sono anche state informate su come tutelare legalmente anche i figli, vittime a loro volta della cosiddetta violenza assistita.

Si ringrazia UCEI per il generoso contributo, che ha permesso di garantire alle vittime di violenza non soltanto un sostegno legale e psicologico gratuito ma anche la speranza di un futuro migliore.

Periodo di riferimento: 1° settembre – 30 novembre 2020

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