
Pubblicato su Oggi n. 10 del 11 marzo 2021
Cara Michelle,
la mitica Marisa Rodano, da sempre in prima linea, ha detto a “Repubblica” che le donne dovrebbero lavorare di più sulla parità dei diritti, invece di accontentarsi delle quote rosa. Se tu fossi il ministro per le Pari Opportunità da dove cominceresti?
Elisabetta
Cara Elisabetta, quando ero piccola e giocavo in cortile con altri bambini, mi capitava di sentirmi dire frasi come “tu no, questo non è un gioco per femmine”, o “piangere è da femminuccia”, oppure “le femmine sono deboli”, o perfino “stai zitta! Che ne sai, tu che sei una femmina”… Che rabbia!
Avevo pochi anni, ma la stupidità di certi atteggiamenti e di certe affermazioni la capivo molto bene. Ho sempre pensato che lottare per veder riconosciuta la parità dei diritti (sostanziale, non solo formale) non debba privare le donne della loro femminilità, e che anzi dobbiamo sempre essere orgogliose di come siamo: se è vero che spesso ancora oggi una donna dev’essere più preparata di un uomo per essere anche solo presa in considerazione, non abbiamo più bisogno di “trasformarci in maschi” (magari imponendoci di essere aggressive se questa non è la nostra natura) per essere ritenute intelligenti e capaci, o se aspiriamo a lavorare in ambiti poco frequentati da donne. Tante battaglie le abbiamo vinte, ma sulla parità c’è ancora molto da lavorare, Marisa Rodano ha perfettamente ragione. Troppe donne sono ancora escluse dai ruoli di vertice, troppe donne – a parità di incarico – guadagnano meno degli uomini. Anch’io non credo che le quote rosa siano la soluzione: ma le considero un male necessario, una misura da applicare in via transitoria per aiutare le donne a colmare uno svantaggio accumulato nel corso dei secoli. Tra l’altro, le leggi non possono da sole innescare un cambiamento nella società: possono e devono accompagnarlo, favorirlo, ma se non cambia la mentalità delle persone nemmeno le leggi migliori possono bastare. Per questo, se fossi un consigliere del ministro per le Pari Opportunità, proporrei di cominciare a lavorare sulle nuove generazioni, nelle scuole, per far capire ai bambini fin da quando sono piccoli che maschi e femmine sono diversi ma uguali, che non esistono ruoli e schemi precostituiti, che ciascuno può essere e fare quello che vuole, che a portarci lontano sono la preparazione, la voglia di impegnarsi e lo spirito di sacrificio. La violenza è quasi sempre il risultato estremo di una discriminazione, per questo noi di Doppia Difesa incoraggiamo le donne a combatterle, in casa e sul posto di lavoro: e far capire ai bambini che discriminazioni e stereotipi sono insensati, prima ancora che ingiusti, è il modo migliore per costruire una società più giusta.
Michelle Hunziker