Pubblicato su Oggi n.49 del 13 dicembre 2018.

Ho letto che in Italia ci sarebbero oltre 1500 baby mamme. L’idea che delle adolescenti debbano affrontare una gravidanza e prendersi cura di un figlio quando avrebbero ancora bisogno di essere accudite è davvero incredibile, soprattutto in Europa!
Goffreda

E invece purtroppo accade, quasi sempre non per volontà di queste ragazzine: è uno dei tanti aspetti della condizione di subordinazione e discriminazione in cui vivono troppe donne.
Lo scorso ottobre, nella sala degli Atti Parlamentari del Senato, è stato presentato il Rapporto 2018 sulla condizione delle bambine e delle ragazze nel Mondo: è stato stilato da Terre des Hommes, fondazione che si occupa di proteggere in vario modo i bambini di tutto il mondo, esposti a violenza, abusi e sfruttamento. Un capitolo era dedicato proprio alle gravidanze precoci, un fenomeno che non si riscontra solo in Paesi a basso reddito. Le cause risiedono nella povertà, nella mancanza di istruzione e di opportunità di impiego; cause presenti sia nel mondo industrializzato sia (soprattutto) nei Paesi in via di sviluppo, dove – sempre secondo quanto si legge nel Rapporto – il rischio di esclusione sociale per una madre adolescente è maggiore: mancano infatti i servizi in grado di aiutarla.
I dati sono davvero preoccupanti: ogni anno, 21 milioni circa di ragazze tra i 15 e i 19 anni rimangono incinte; altri 2 milioni sono ragazze con meno di 15 anni. Rispetto al 2015 si registrerebbe un miglioramento, ma non omogeneo: nei Paesi dell’Africa occidentale, in America Latina e ai Caraibi i tassi medi di maternità tra le ragazze sono ancora molto alti. Purtroppo, come lei accennava, neppure l’Italia è estranea a questo drammatico problema: nel 2016 sono nati 1539 bambini da madri con meno di 18 anni (lo 0,33 per cento del totale delle nascite). La maggior parte delle baby mamme sono italiane (1226), e più della metà appartengono alla fascia dei 17 anni. I bambini nati da madri 16enni sono 550, 44 quelli nati da madri appena 15enni e 11 quelli nati da madri con meno di 15 anni (cifre relativamente basse, ma che documentano comunque l’esistenza del fenomeno). In Sicilia si è registrato il più alto numero di nascite da madri minorenni (377, di cui 6 da ragazzine con meno di 15 anni); seguono Campania, Lombardia e Lazio. Affrontare una gravidanza e partorire in così giovane età ha conseguenze anche gravi sulla salute delle mamme (emorragie, sepsi, difficoltà durante il travaglio e il parto sono le principali cause di mortalità tra le ragazze di età compresa tra i 15 e i 19 anni), e spesso anche su quella dei figli.
Il dossier sottolinea l’importanza dell’istruzione per proteggere le bambine da alcune delle più frequenti violazioni dei loro diritti, tra cui rientra appunto il fenomeno delle gravidanze precoci. In particolare, si evidenzia che se tutte le ragazze dell’Africa subsahariana e del Sudest asiatico potessero completare la scuola secondaria le nascite da madri minorenni si ridurrebbero del 59 per cento. Dare la vita è sempre un’esperienza meravigliosa e fondamentale per una donna, e questo non è in discussione; rimane però il dato di fatto che le gravidanze precoci, oltre a privare le bambine dei loro diritti fondamentali – istruzione, salute, protezione –, privano anche la società di un potenziale enorme: la Banca Mondiale ha calcolato che se le ragazze avessero accesso a un’istruzione di qualità, e dunque a un lavoro qualificato, potrebbero dare un contributo tra i 15.000 e i 30.000 miliardi di dollari! Le donne hanno diritto a vivere la maternità in condizioni di sicurezza e con consapevolezza.

Giulia Bongiorno

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