Pubblicato su Oggi n.38 del 27 settembre 2018.

Un uomo dice: “Mia moglie si è sacrificata per me, ora sono pronto per lei”, e fa un passo indietro perché lei possa realizzare il suo sogno di carriera.
Un uomo che gratifica la sua donna non con un brillante o, peggio, l’ultimo modello di aspirapolvere è un’assoluta novità: forse non a caso si tratta di un norvegese e non di un italiano. Sembra un film!
Moana

Invece sembra proprio che non sia un film: secondo quanto riportato dai media, Ketil Solvik-Olsen, ministro dei Trasporti norvegese, ha rassegnato le dimissioni per permettere alla moglie Tone di ricoprire un incarico presso un ospedale pediatrico negli Stati Uniti, che rappresenta un importante traguardo nella sua carriera di medico.
Solvik-Olsen ha riconosciuto che la moglie in passato aveva sacrificato la propria carriera per aiutarlo a costruire la sua e che era arrivato il momento di invertire i ruoli. Un gesto esemplare, che in effetti è stato compiuto in un paese dove la parità tra uomini e donne è da tempo un fatto concreto e che ai nostri occhi è davvero insolito: siamo semmai abituati a vedere donne che rinunciano alla carriera, e in generale si mettono (e rimangono) in secondo piano, per favorire l’ascesa di compagni e mariti. In più, tendiamo a considerare il lavoro svolto da un ministro più “importante” rispetto a quello svolto da un medico.
La notizia ha davvero dello straordinario se si riflette su quanto purtroppo è emerso nell’ambito del Rapporto SDGs 2018 (Sustainable Development Goals) pubblicato dall’Istat lo scorso luglio. Si tratta di un documento che raccoglie le informazioni statistiche necessarie a monitorare il raggiungimento di importanti obiettivi sociali ed economici indicati nel 2015 (e da raggiungere entro i prossimi quindici anni) dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, secondo le direttrici della cosiddetta Agenda 2030 valide a livello mondiale.
Questo lavoro – con specifico riguardo al Goal 5, ovvero Raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze – riporta notizie non molto confortanti sul piano delle pari opportunità nel nostro paese, e non solo. Emerge, ad esempio, che le donne impiegano nel lavoro domestico e di cura non retribuito quasi il triplo delle ore rispetto agli uomini, nelle cui mani continua a essere concentrato il potere politico ed economico: nel 2017, la rappresentanza delle donne in parlamento nei paesi di tutto il mondo era infatti pari al 23,4 per cento e non c’era un paese dell’Unione europea in cui le donne detenessero più posti degli uomini. Sotto questo aspetto, in Italia la situazione è sicuramente migliorata: con le elezioni di marzo 2018 la quota di seggi femminili ha raggiunto il 35,4 per cento (anche se la percentuale delle elette nei consigli regionali rimane molto bassa). Inoltre, nel Rapporto si legge che donne continuano a essere sottorappresentate anche nelle posizioni manageriali: nel 2017, nei CdA delle società quotate in Borsa tre membri su quattro erano uomini. È interessante notare che nei paesi con leggi sulle cosiddette “quote rosa” la percentuale di donne è aumentata di 23,8 punti tra il 2010 e il 2016, mentre negli altri paesi l’aumento è stato, nello stesso periodo, di soli 7,6 punti! E c’è una buona notizia anche sull’Italia: dopo la legge n. 120/2011, la crescita – tra il 2011 e il 2017 – è stata addirittura di 26 punti percentuali.
Questa rilevazione ci dimostra ancora una volta che l’imposizione normativa sulla parità di genere è un male necessario, almeno finché le disparità storicamente esistenti tra uomini e donne non saranno state, se non eliminate, quantomeno drasticamente ridotte. Ma le leggi non possono da sole risolvere i problemi, possono semmai accompagnare un cambiamento che deve avvenire innanzitutto nel nostro modo di pensare. L’ormai ex ministro norvegese ha dato al mondo una lezione importante: perché le cose cambino, oltre alle leggi servono la convinzione dell’uguaglianza tra i sessi e la consapevolezza che ne deriva, ovvero che anche le donne hanno il diritto di realizzare i propri sogni e obiettivi. Possibilmente, senza entrare nel merito di quanto prestigio o denaro possano portare.

Giulia Bongiorno

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