Il Gender Equality Index è uno strumento sviluppato dall’Istituto Europeo per l’Uguaglianza di
Genere (EIGE) per misurare il livello di parità tra donne e uomini nei Paesi dell’Unione
Europea. L’indice valuta sei ambiti fondamentali: lavoro, denaro, conoscenza, tempo, potere e
salute, fornendo un quadro dettagliato delle disuguaglianze di genere.

A febbraio 2025 è stata pubblicata dall’EIGE l’edizione 2024 del Gender Equality Index (i dati dell’indice 2024 risalgono per la maggior parte al 2022). Da essa emerge che, nel 2024, l’Italia ha ottenuto un punteggio complessivo di 69,2 su 100, posizionandosi al 14° posto tra i 27 Stati membri dell’UE e rimanendo al di sotto della media europea di 71 punti.

Nonostante un miglioramento di 15,9 punti rispetto al 2010, l’Italia continua a registrare criticità
significative, in particolare nel dominio del lavoro, dove si colloca all’ultimo posto dal 2010. Nel
2022 il tasso di occupazione femminile a tempo pieno era di appena il 32% (il valore più basso
nell’UE), contro il 52% maschile. Inoltre, le donne italiane hanno una vita lavorativa attesa di 28
anni, 9 in meno rispetto alla media europea.

Nel dominio del potere, l’Italia ha mostrato progressi, con un aumento di 3,8 punti. Tuttavia, la
percentuale di donne tra i ministri è leggermente diminuita, passando dal 31% nel 2023 al 30% nel
2024, e le donne detengono solo il 34% dei seggi parlamentari, con una rappresentanza ancora più
bassa a livello regionale (24%). La quota di donne nei consigli di amministrazione delle più grandi
società quotate in Borsa è aumentata dal 42% del 2023 al 44% del 2024.

Nel dominio della conoscenza, l’Italia registra un punteggio di 61, il più basso tra i sei ambiti
valutati; esso denota persistenti disuguaglianze nell’accesso e nella partecipazione all’istruzione e
alla formazione.

E ancora si rileva che, nonostante la situazione sia in lieve miglioramento, nel nostro Paese le donne
si fanno ancora carico della maggior parte dei lavori domestici non retribuiti. Più esattamente, nel
2022 il 72% delle donne era responsabile della maggior parte delle faccende domestiche quotidiane
(cucina e/o lavori domestici non retribuiti), rispetto al 34% degli uomini, con un divario di genere di
ben 38 punti percentuali. Dal 2007 il divario si è ridotto di 27 punti percentuali (dal 2016 sono
diminuite di 9 punti percentuali le donne che si occupano della maggior parte delle faccende
domestiche e sono aumentati di 14 punti percentuali gli uomini che partecipano a queste attività),
eppure le donne continuano a svolgere la maggior parte dei lavori domestici non retribuiti.
Si evidenzia, infine, che il divario di genere nella distribuzione dei carichi familiari è elevato (a
scapito delle donne) ed è indipendente dal tipo di famiglia, dal livello di istruzione, dal Paese
di nascita.

CONDIVIDI: