Pubblicato su Oggi n. 12 del 26 marzo 2020.

Cara Michelle,
le messicane, che vivono una situazione molto drammatica, per la Festa della donna hanno lanciato l’iniziativa dello sciopero per un giorno: un’astensione generale “in rosa” dal lavoro. Secondo te, qui da noi, come potrebbe essere una giornata tipo se tutte le donne non andassero al lavoro? Cosa cambierebbe?
Antonia

Cara Antonia, sai che non riesco nemmeno a immaginarla, una giornata così? Penso a tutte le donne che lavorano negli uffici, nelle aziende, negli ospedali e nelle case di riposo, nei negozi, nelle scuole, nelle università… Milioni di lavoratrici che incrociano le braccia rischiano davvero di paralizzare un Paese. Senza dimenticare quelle che tanti considerano con sufficienza “semplici casalinghe”, come se non fossero lavoratrici esattamente come le altre: anche loro potrebbero decidere che per un giorno le case non vengono pulite, i figli non vengono accuditi, e non si lava, non si stira, non si cucina, non si fa la spesa, non si riordina ecc. ecc. Sarebbe il caos assoluto!
Forse potrebbe essere una buona idea seguire l’esempio delle donne dell’America Latina, protagoniste quest’anno di una mobilitazione imponente, partita dal Messico non solo per rivendicare la parità con gli uomini negli stipendi, nell’accesso alle posizioni di vertice nelle aziende e nelle istituzioni, ma anche – prima ancora – per dire basta alle molestie, al sessismo, alla violenza domestica, alle torture fisiche e psicologiche (secondo le statistiche, in Messico vengono uccise in media dieci donne al giorno). Se succedesse anche in Italia, probabilmente una manifestazione di questa portata costringerebbe gli uomini a toccare con mano che le donne sono importanti quanto loro per far funzionare il Paese: a cominciare dalle singole famiglie che lo compongono per continuare poi con le diverse realtà lavorative. È un fatto accertato che nei Paesi in cui la presenza femminile nel mondo del lavoro è significativa, sia in termini numerici sia in termini di prestigio dei ruoli rivestiti, l’economia è più forte: dovrebbe bastare questo per sensibilizzare le istituzioni e le aziende, per convincerle a fare di più per aiutare le donne a esprimere il loro potenziale, mettendolo al servizio della comunità. Invece, purtroppo nel nostro Paese tante di noi sono ancora costrette a scegliere tra lavoro e famiglia, e per quanto riguarda gli stipendi la parità è più teorica che pratica (succede anche a Hollywood, dove persino le dive guadagnano meno dei colleghi uomini). È un peccato e un’ingiustizia, perché le donne sono preziose: lo stanno dimostrando ancora una volta in questi giorni così difficili per l’Italia, non solo quelle che lavorano negli ospedali e nei laboratori, ma tutte quelle che continuano ogni giorno a compiere il proprio dovere, lavorando, studiando e proteggendo la salute propria e degli altri.

Michelle Hunziker

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