Da Andiamo verso il futuro, trimestrale dell’Associazione Nazionale Dentisti Italiani, n. 2 del 2019.

 

Associazione Nazionale Dentisti Italiani e Fondazione Doppia Difesa Onlus – consapevoli che la violenza basata sul genere, inclusa quella domestica, rappresenta una grave violazione dei diritti umani, come libertà, dignità, integrità fisica e psichica delle donne – collaborano, sulla base di un protocollo d’intesa, nell’ambito del progetto “Dentista sentinella contro la violenza di genere”.

Lo scopo è duplice: da una parte, creare reti di informazione e relazione a sostegno delle donne che cercano di uscire dalla violenza; dall’altra, realizzare interventi mirati per aiutare le donne ad acquisire consapevolezza del loro status di vittime, nel tentativo di proteggerle dalle escalation di violenza.

La Presidente della Fondazione, Michelle Hunziker ha riservato questa intervista alla redazione.

La Fondazione Doppia Difesa Onlus, nata nel 2007, è da ritenersi anche uno specchio della società odierna. In oltre dieci anni di vita quante donne vi hanno fatto ricorso?

Giulia Bongiorno e io abbiamo fondato Doppia Difesa per mettere le nostre esperienze personali – fatte anche di discriminazioni subite – al servizio degli altri, “usando” la notorietà e la credibilità conquistate in anni di lavoro per accendere i riflettori su un problema gravissimo, all’epoca clamorosamente sottovalutato: la violenza sulle donne. Nel 2007 in Italia non esisteva neppure il reato di stalking, introdotto solo nel 2009 anche grazie all’impegno fattivo di Giulia Bongiorno: forte dell’esperienza maturata con DD, e in qualità di presidente della Commissione Giustizia della Camera dei Deputati della xvi Legislatura, Giulia Bongiorno ha dato priorità assoluta ai lavori per l’approvazione della legge che ha introdotto questo reato. Sollecitare l’adozione di nuove leggi, o suggerire l’evoluzione di quelle esistenti, per contrastare le diverse forme di violenza è una delle attività che svolgiamo con la Fondazione; ricordo per esempio la campagna di sensibilizzazione che ha favorito l’approvazione da parte della Camera
dei deputati (avvenuta lo scorso aprile) del disegno di legge riferito al cosiddetto Codice Rosso: con Codice Rosso si vuole rafforzare la tutela delle vittime dei reati
di violenza domestica e di genere. Tantissime donne che chiedono aiuto a Doppia Difesa ci hanno raccontato che, dopo aver denunciato, hanno dovuto aspettare molto tempo perché scattassero i conseguenti interventi giudiziari: questo ci ha aiutato a capire l’importanza di accordare una priorità – già in fase di indagine – ai procedimenti per reati come maltrattamenti, violenza sessuale e atti persecutori.

Ogni anno riceviamo circa 2000 richieste da parte di persone – in prevalenza donne – che beneficiano in vario modo delle nostre attività: ricevono gratuitamente consulenze legali (penali e/o civili) e consulenze psicologi-che telefoniche, sono assistite in giudizi penali e/o civili e assistite con percorsi psicologici. Ma aiutiamo anche dando informazioni utili e ascoltando chi ha bisogno di sfogarsi. Moltissime donne, tra l’altro, ricevono una molteplicità di servizi complementari, e a più riprese.

In Italia soltanto un parlamentare su tre è donna. In Europa i migliori per rappresentanza in Parlamento sono i paesi scandinavi, Svezia 46,7% e Finlandia 41,5%, mentre la maglia nera spetta all’Ungheria con il 12,6% (Fonte Eurostat). Perché l’Italia stenta a credere nelle capacità femminili, tanto da dover istituire le “quote rosa”?

Nel Rapporto SDGs 2018 (Sustainable Development Goals) pubblicato dall’Istat nel luglio 2018, si legge che le donne sono sottorappresentate anche nelle posizioni manageriali: nel 2017, erano uomini tre membri su quattro nei CdA delle società quotate in Borsa. Il dato interessante è che nei paesi con leggi sulle cosiddette quote rosa la percentuale di donne è aumentata di 23,8 punti tra il 2010 e il 2016, mentre altrove l’aumento è stato, nello stesso periodo, di soli 7,6 punti. In Italia, in particolare, dopo la legge n. 120/2011, la crescita – tra 2011 e 2017 – è stata addirittura di 26 punti percentuali!
Le quote rosa sono un male necessario almeno fino a quando le disparità storiche tra uomini e donne non saranno ridotte, se non eliminate. Purtroppo, la discriminazione è ancora forte, ed è anche il portato di decenni di leggi spudoratamente maschiliste. Basti pensare che la donna veniva espressamente qualificata come soggetto sottoposto alla potestà maritale dell’uomo, abolita solo nel 1919.

È ovvio che le quote rosa non bastano da sole a risolvere il problema. Il cambiamento – che le leggi possono favorire – dev’essere soprattutto culturale, deve cioè avvenire nella mente e nel cuore delle persone: bisogna essere davvero convinti che uomini e donne sono uguali e che le donne meritano fiducia, perché possono riuscire come e più degli uomini.

Accade in molti Paesi dell’Europa che si svolgano delle lezioni di empatia. In realtà, è un percorso elaborato che rientra nell’ambito dell’educazione sentimentale e che intende mettere in primo piano le basi della propria formazione emotiva, accrescendo lo sviluppo dell’individuo sin dalla prima infanzia. DD come si sta muovendo nell’interesse dei minori e quali obiettivi si è posta?

La violenza è anche un fatto culturale, perché è legata alla concezione della donna come essere inferiore; quindi può e deve essere combattuta anche sul piano dell’educazione e del rinnovamento culturale, cominciando con l’abolizione degli stereotipi. Invece – per fare un esempio banale – è frequentissimo che le bambine siano incoraggiate a giocare con le bambole e non con giochi “da maschi”, come pure a essere dolci o carine, mentre i bambini devono essere audaci, decisi, forti.

Insomma, si tende a inculcare nei bambini l’idea che ci siano dei ruoli rigidamente definiti. Andrebbe invece insegnato loro che tutti possono fare tutto, e che ognuno ha la possibilità di essere quel che vuole. Anche così si debellano le discriminazioni, spessissimo alla base della violenza.

Inoltre, è decisivo l’esempio che i minori ricevono in famiglia: i bambini costretti ad assistere a rapporti violenti avranno probabilità maggiori, in futuro, di essere violenti con le proprie compagne, mentre le bambine di essere vittime di violenza.

Doppia Difesa organizza interventi di sensibilizzazione nelle scuole e sostiene le mamme che subiscono violenza. A queste donne spieghiamo come rivolgersi alle autorità competenti per tutelare non solo se stesse ma anche i loro bambini: il dovere di proteggere i figli fa parte della responsabilità genitoriale.

In forza di questo protocollo, ANDI e DD svolgeranno attività di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, di formazione degli operatori sanitari/dentisti che vengano a contatto con donne vittime di violenza, di informazione finalizzata a favorire sia il riconoscimento della violenza sia la richiesta di aiuto e l’offerta di sostegno legale e psicologico. Che cosa vi ha portato a scegliere l’Associazione Nazionale Dentisti Italiani?

Abbiamo apprezzato la volontà di ANDI di realizzare iniziative caratterizzate da una profonda attenzione al sociale.
Attraverso una specifica formazione, i dentisti possono dare un contributo importante alla lotta alla violenza: lesioni traumatiche, anche piccole, al volto e ai denti sono segnali premonitori di abusi che – se sottovalutati dalle vittime e in assenza di interventi o reazioni – possono sfociare in atti di violenza ben più gravi.

Ricordo inoltre che (secondo dati Istat) poco più del 35 per cento delle donne che hanno subìto violenza fisica o sessuale nel corso della vita sa di essere vittima di un reato. Il 44 per cento pensa che si sia trattato di “qualcosa di sbagliato”, ma non di un crimine. Questo significa che tante, troppe vittime non sono consapevoli di esserlo! Purtroppo, poi, anche quando c’è consapevolezza, non tutte chiedono aiuto: perché ci si abitua a subire, perché si ha vergogna, perché si teme di non essere credute. Ecco
perché è molto importante imparare a riconoscere i segni di violenza, aiutare le vittime a capire che devono smettere di subire e spronarle a chiedere aiuto a chi, come Doppia Difesa, può offrire un sostegno legale e psicologico.

Soprattutto, è importante prevenire la violenza: non bisognerebbe mai rinunciare per amore a un lavoro o alle proprie amicizie, mai accettare insulti e schiaffi, mai perdonare maltrattamenti, mai vergognarsi di denunciare.

Grazie al progetto “Dentista sentinella”, presso tantissimi studi dentistici saranno a disposizione opuscoli informativi sulla violenza contro le donne – che cos’è, come riconoscerla, a chi chiedere aiuto.

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