Pubblicato su Oggi del 12.02.17

Per giorni, ha fatto discutere un titolo del quotidiano “Libero” – Patata bollente – riferito al sindaco di Roma Virginia Raggi; poco prima, l’attrice Asia Argento aveva offeso con un tweet Giorgia Meloni – “schiena lardosa” ha scritto, commentando una foto di spalle della leader di Fdi. Questi due episodi sono accomunati dall’uso di un linguaggio volgare da parte di persone che rivestono un ruolo pubblico: da un lato il direttore di un quotidiano nazionale, dall’altro un personaggio dello spettacolo. È molto grave.
Non lo dico per moralismo, ma perché mi preoccupa che nella nostra era super tecnologica – che affida le comunicazioni anche alla velocità e pervasività della rete e dei canali social – si sia smarrito il senso della misura e si rifletta poco o niente sugli effetti della diffusione virale e sconfinata di messaggi e parole sbagliate. Specialmente quando a diffonderli sono persone molto note, che possono indurre emulazione. Se si tollera la volgarità del linguaggio e si usa un linguaggio volgare, non ci si deve poi meravigliare della mancanza di scrupoli con cui si mettono in rete video o foto hard, senza alcun riguardo per le persone coinvolte (non sono rari i suicidi tra quanti si sono visti “svergognati” in rete). E da un linguaggio sboccato e aggressivo ai comportamenti violenti il passo è più breve di quanto si pensi.
Il filosofo Ludwig Wittgenstein diceva che “i confini del nostro linguaggio rappresentano i confini del nostro mondo”: ovvero, le parole che usiamo nella quotidianità sono quelle che ci definiscono e ci identificano. Ecco perché, anche nel linguaggio, l’ordine, la regola e la misura concorrono a renderci persone corrette.
Con quel titolo, Virginia Raggi ha subìto un attacco sessista; si voleva insinuare (non troppo velatamente) che in quanto donna è fragile, incapace di farsi guidare dalla ragione e facile preda dei sentimenti. Di fatto, il titolo si è rivelato un formidabile assist al sindaco di Roma, che ha ricevuto solidarietà da quasi tutti gli schieramenti politici (con un rafforzamento di immagine in un momento politico a lei non favorevole), al di là di qualsiasi giudizio sulla sua discutibile azione amministrativa.
Nel caso della Meloni e della Argento, noto invece con dispiacere che è stata una donna a offenderne un’altra, bersagliandola – per di più – sul suo aspetto fisico. Questo genere di aggressioni, peraltro immotivate, sono tristi quanto l’indifferenza di tante donne di fronte agli insulti degli uomini al genere femminile. Alla fine comunque Asia Argento ha riconosciuto di avere sbagliato e ha pubblicamente chiesto scusa. Quanto alla vicenda di Feltri, lo stimo troppo per non credere che prima o poi comprenderà che il titolo forte e ironico è bello se non è pericoloso.

Giulia Bongiorno

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