Pubblicato su Oggi n.42 del 24 ottobre 2019.

 
Noto che da un po’ di tempo il mondo del calcio, sport maschile per eccellenza, si sta colorando di rosa: spero che nessuno dica più che è uno “sport da uomini”.
Alessandra

Le più recenti cronache sportive sembrano andare proprio in questa direzione: mi riferisco alla partita di campionato di serie A women, Juventus-Fiorentina, giocata all’Allianz Stadium di Torino gremito di pubblico e il successo anche mediatico dei Mondiali 2019 di calcio femminile, in Francia, ai quali ha partecipato anche la Nazionale italiana, guidata dal commissario tecnico Milena Bartolini.
Eppure le polemiche non sono finite, c’è chi sostiene che il calcio femminile non è spettacolare come quello giocato dagli uomini. In proposito Emma Hayes, manager della squadra femminile del Chelsea, ha proposto di far giocare le calciatrici su campi più piccoli e con porte in proporzione, proprio per favorire quella spettacolarità che per alcuni manca: ridimensionando il contesto, quasi sicuramente le partite diventerebbero più veloci e più divertenti per il pubblico, che assisterebbe anche a un maggior numero di parate – una donna portiere “media” non raggiunge quasi mai il metro e ottanta di altezza di un uomo e quindi si trova svantaggiata a dover difendere una porta regolamentare, larga oltre 7 metri e alta oltre 2 metri.
Non dimentichiamo, poi, che in altri sport si tiene conto della diversa costituzione fisica femminile: le cestiste usano una palla più piccola, proporzionata alle loro mani, le ostacoliste saltano ostacoli più bassi, la rete delle pallavoliste è meno alta e così via. Detto questo, nello sport come in qualsiasi altro ambito, quello che conta non è il genere sessuale, contano l’impegno e le capacità. E di ciò forniscono valido esempio diverse donne nel mondo del calcio. Tra le altre ricordo Stéphanie Frappart, designata arbitro della finale di Supercoppa europea Liverpool-Chelsea, giocata a Istanbul lo scorso 14 agosto. Nata a Herblay nel 1983, Frappart ha giocato a calcio sino a 13 anni e a 18 ha intrapreso la carriera arbitrale; dopo una gavetta lunga e faticosa, nell’agosto 2014 è stata il primo arbitro donna nella Ligue 2, maschile, e lo scorso aprile il primo arbitro donna nel massimo campionato maschile, la Ligue 1. Al contempo, ha diretto nel settore femminile, arbitrando tra l’altro ai Mondiali 2015, agli Europei 2017 e agli ultimi Mondiali (è stata il fischietto della finale tra Stati Uniti e Paesi Bassi). A Istanbul, Stéphanie Frappart ha offerto un esempio di grande competenza, determinazione ed equilibrio nell’arbitrare la finale: lo hanno riconosciuto anche i tecnici (uomini) delle due squadre. A questo si aggiunge che nel corso della conferenza stampa, prima della gara tra Liverpool e Chelsea, il responsabile del settore arbitrale UEFA Roberto Rosetti ha sottolineato con lealtà e correttezza la professionalità di Stéphanie Frappart, senza sentirsene minacciato o sminuito. Un chiaro riconoscimento, per di più da parte di un uomo, del fatto che il calcio non è più uno “sport solo da uomini”.

Giulia Bongiorno

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