Pubblicato su Oggi n.17 del 2 maggio 2019.

Cara Michelle, mi hanno molto colpita le foto e i video di Alaa Salah, la studentessa icona del movimento contro Al Bashir in Sudan durante le proteste a Khartoum, pochi giorni prima del golpe. Mi ha colpito quel coraggio di esporsi. E mi ha colpito scoprire che in quelle manifestazioni contro un potere così oppressivo e pericoloso ci fossero soprattutto donne (il 70 per cento dei manifestanti). Mi hanno fatto tornare in mente le tante proteste delle donne indiane, e di tante altre donne coraggiose di Paesi lontani che guardiamo sempre con un senso di pena per quello che devono patire. Invece dovremmo guardarle con ammirazione, dovremmo farci ispirare da loro. Qui da noi vedo solo molte donne che si lamentano di non avere abbastanza (diritti, parità), professioniste, gente nota che accusano tutto e tutti, ma che poi non fanno niente per migliorare le cose…

Benedetta

 

Cara Benedetta, è molto difficile non emozionarsi di fronte alle immagini della ventiduenne Alaa Salah vestita di bianco che canta e balla incitando alla ribellione nelle proteste di Khartoum.  “Thawra” (“rivolta”) scandisce la folla intorno a lei, e in effetti “thawra” è stata: dopo trent’anni, Omar al Bashir, accusato di violazioni dei diritti umani e di concussione politica, è stato finalmente deposto.  

Alaa Salah è scesa in piazza con il toub, l’abito bianco tradizionale delle donne sudanesi (lo stesso che indossavano durante le proteste contro le dittature degli anni sessanta e settanta), e un paio di orecchini a forma di luna. È stato anche grazie all’impatto della sua immagine e della sua voce che il mondo ha preso coscienza di quanto stava succedendo in Sudan, dove la popolazione era in rivolta dal mese di dicembre. Alaa è stata da molti ribattezzata Kandaka, “regina nubiana”, l’appellativo che tremila anni fa era riservato alle donne più valorose del Regno di Kush: e nonostante sia così giovane sembra davvero una regina! In un’intervista rilasciata al “Guardian”, ha raccontato di aver manifestato ogni giorno da quando sono iniziate le proteste (“I miei genitori mi hanno insegnato ad amare la nostra casa”) e ha spiegato: “I proiettili non uccidono. Quello che uccide è il silenzio della gente”.

È inevitabile che nei paesi in cui i diritti umani vengono sistematicamente calpestati, quando sono in gioco le libertà fondamentali dell’individuo, la ribellione acquisisca connotati eroici, e gioventù e bellezza contribuiscono a rendere persino “romantiche” certe figure particolarmente carismatiche. Detto questo, nella nostra parte di mondo vedo tante donne che si impegnano – magari in forme meno vistose – non solo per farsi valere ma anche per contribuire a una causa più grande, che riguarda tutte le donne; e ne vedo tantissime che ogni giorno si rimboccano le maniche e compiono il loro dovere di mamme, figlie, mogli, amiche, sorelle… senza cedere alla tentazione, come dici tu, di lamentarsi. Alaa Salah ha senza dubbio ha avuto il grande merito di infondere entusiasmo, coraggio e speranza, ma intorno a noi ci sono tante “eroine in incognito” che stanno dando un contributo importantissimo per costruire una società più giusta: è all’interno delle famiglie, degli uffici, delle scuole che comincia il cambiamento.

Michelle Hunziker

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