Pubblicato su Oggi n. 25 del 25 giugno 2020.

Mi sento davvero privilegiata per aver vissuto la quarantena in una casa spaziosa con un piccolo giardino in cui far sfogare i bambini: mio marito è sempre stato collaborativo e mia madre è in salute, dunque sono riuscita a gestire tutto (smart working incluso) senza troppe difficoltà. Tante donne l’hanno invece vissuta in modo molto diverso, per via del moltiplicarsi di incarichi e incombenze (cura della casa – magari piccola, ma comunque da tenere pulita e ordinata –, gestione dei figli con le scuole chiuse, mariti “assenti”, genitori da assistere) e dell’impossibilità di ritagliarsi un momento o un angolo tutto per sé. Ho paura che per molte di loro, una volta superata la fase di emergenza, ci sarà un contraccolpo negativo.
Diana

È appena stato pubblicato da Save The Children un rapporto intitolato Le Equilibriste: la maternità in Italia 2020 che in effetti fa riferimento a scenari ben diversi rispetto a quello descritto da lei. In particolare, il capitolo “Essere mamma ai tempi del Coronavirus” analizza una situazione molto critica per le donne già prima della pandemia (per le note difficoltà incontrate, soprattutto se mamme, nel conciliare lavoro, casa e famiglia) ma che il Covid-19 ha reso addirittura drammatica.
Accanto all’emergenza rappresentata dalle donne vittime di violenza domestica, si è registrata l’enorme difficoltà delle tantissime che si sono ritrovate a gestire, spesso senza la collaborazione di mariti e compagni e senza alcun sostegno esterno (si pensi anche “solo” alla scuola), situazioni molto complesse. Proprio allo scopo di valutare le ripercussioni dell’emergenza sulle donne e sugli uomini, l’Associazione Orlando ha condotto dal 26 marzo al 14 aprile 2020 l’indagine Covid-19 Uno Sguardo di Genere, poi inserita nel rapporto di Save the Children: attraverso un questionario online sono state raccolte le opinioni di adulti, genitori e no, su aspetti quali condizioni abitative, familiari e lavorative e sui carichi di cura. Delle circa 4000 persone che hanno risposto al questionario, l’80,4 per cento erano donne e solo il 10 per cento circa uomini (il restante 9,8 per cento non ha dichiarato il proprio genere). E già questo è indicativo: moltissimi uomini devono aver pensato che il tema non li riguardasse. All’indagine hanno risposto oltre 900 mamme. È risultato che, del 44,4 per cento che ha dichiarato di proseguire il lavoro da casa in smart working, solo il 25,3 per cento aveva a disposizione una stanza separata, mentre quasi la metà (42,8 per cento) condivideva lo spazio di lavoro con i familiari.
Molti credono che per una donna la modalità di lavoro agile/da casa sia una soluzione vantaggiosa in termini di conciliazione, ma è necessaria una precisazione: può esserlo davvero solo a condizione che in casa ci sia qualcun altro a occuparsi almeno in parte della gestione dei figli (specie se piccoli) quando le attività scolastiche sono sospese o ridotte.
Non a caso, nel periodo dell’indagine, 3 su 4 (il 74,1 per cento) sono state le mamme che hanno riferito un aumento di lavoro domestico ampiamente inteso: accudimento di figli e anziani, attività quotidiane casalinghe come spesa, cucina, pulizie, biancheria da lavare e stirare. Quanto ai carichi di lavoro, di cura e domestico, solo una mamma su 5 ha potuto affermare che la pandemia è stata un’occasione per riequilibrarli d’accordo con il partner. Per le altre (il 21,4 per cento), o non c’è stato alcun miglioramento, oppure – com’era purtroppo prevedibile – la situazione è addirittura peggiorata: per il 19,4 per cento delle mamme il carico di lavoro si è aggravato. La risposta è stata: “Ora pesa tutto sulle mie spalle”.
La quarantena è finita; mentre scrivo quasi tutto è ripartito, in un modo nuovo e con una nuova consapevolezza che non ci deve più abbandonare: le donne hanno dimostrato ancora una volta una capacità eroica di affrontare e gestire le situazioni più complesse, non solo quelle personali e familiari, ma anche quelle lavorative (basti pensare alle tantissime impegnate nel settore sanitario). Un ripensamento di ruoli e compiti all’interno della famiglia non può più essere rimandato, soprattutto se la tendenza per il futuro sarà quella di un maggior impiego dello smart-working.

Giulia Bongiorno

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