Il 28 gennaio 2022 è stato presentato il primo Rapporto tematico di genere realizzato dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea, attingendo alle indagini che ogni anno forniscono dati sul profilo e sulla condizione occupazionale dei laureati. Nel Rapporto si evidenziano le performance delle laureate e dei laureati misurate al termine del percorso di studio e analizzate con riferimento sia alla rapidità nel conseguire il titolo sia alla votazione ottenuta; e ancora, il Rapporto esprime in termini statistici gli esiti occupazionali di laureate e di laureati anche alla luce dell’impatto pandemico sull’occupazione. 

Vi si legge, tra l’altro, che “Dopo un lungo processo che ha visto nel tempo una sempre maggior partecipazione delle donne all’istruzione universitaria, nel 2020 esse costituiscono quasi il 60% dei laureati in Italia. Le donne provengono peraltro più frequentemente da contesti familiari meno favoriti. Si può quindi supporre che il miglioramento dei livelli educativi interni alla famiglia sia da attribuire prevalentemente alle donne”.

Si rileva che “le donne dimostrano migliori performance pre-universitarie (voto medio di diploma 82,5/100 per le donne, 80,2/100 per gli uomini) e provengono più di frequente da percorsi liceali (l’80,7% delle donne, rispetto al 68,0% degli uomini) […]. Le performance universitarie, sia in termini di regolarità negli studi, sia in termini di voto di laurea, sono migliori per le donne (regolarità negli studi per le donne 60,2%, per gli uomini 55,7%; voto medio di laurea, 103,9/110 per le donne rispetto a 102,1/110 per gli uomini)”. 

L’analisi condotta sugli esiti occupazionali dei laureati “conferma le note differenze di genere, sia nel breve sia nel medio periodo. Ciò si declina non solo in termini di diverse possibilità di inserimento nel mercato del lavoro ma anche di valorizzazione professionale. Il vantaggio degli uomini, infatti, è confermato innanzitutto in termini di tasso di occupazione e di velocità di inserimento nel mercato del lavoro. In particolare, a cinque anni dal titolo il tasso di occupazione è pari all’86,0% per le donne e al 92,4% per gli uomini tra i laureati di primo livello; è, rispettivamente, pari a 85,2% e 91,2% tra quelli di secondo livello. Tra l’altro la pandemia da Covid-19 ha tendenzialmente ampliato i differenziali di genere, soprattutto in termini di tasso di occupazione. Inoltre, a cinque anni dal titolo, in presenza di figli il divario di genere si amplifica ulteriormente”.

Infine, “in termini retributivi si conferma il vantaggio persistente della componente maschile, che si mantiene significativo sia a uno sia a cinque anni dal conseguimento del titolo. In particolare, a cinque anni dalla laurea, gli uomini percepiscono, in media, circa il 20% in più: tra i laureati di primo livello 1.374 euro per le donne e 1.651 euro per gli uomini; tra quelli di secondo livello 1.438 euro e 1.713 euro, rispettivamente. L’analisi della professione svolta a cinque anni dalla laurea mostra che sono soprattutto gli uomini a occupare professioni di alto livello (2,2% tra le donne e 3,9% tra gli uomini) e a elevata specializzazione (61,7% tra le donne e 63,6% tra gli uomini)”.

 

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