
Pubblicato su Oggi n.9 del 7 marzo 2019.
Ho letto sui giornali che Sabrina Ferilli – un’attrice che adoro, anche per il suo carattere così solare e determinato – è vittima di stalking: dunque, nemmeno le donne che sembrano non lasciarsi intimorire da niente e nessuno possono ritenersi al sicuro. Lei cosa ne pensa?
Giuliana
Lo stalking è un reato che può riguardare davvero tutte le donne, famose e no; e purtroppo le une e le altre sono accomunate, almeno inizialmente, dalla tendenza a sottovalutarlo!
Le prime sono abituate all’ammirazione e all’affetto dei fan, dunque spesso ci mettono un po’ a realizzare che determinate “attenzioni” hanno superato il confine tra ciò che è normale e ciò che non lo è; le seconde in linea di massima conoscono il loro stalker, quasi sempre un ex, e minimizzano: sia perché si sentono in colpa per averlo lasciato, sia perché non riescono a credere che qualcuno che avevano conosciuto come non violento e amorevole possa essere diventato pericoloso per la loro incolumità.
Perché si parli di reato non è necessario che il disagio – effetto di una reiterata condotta assillante – si traduca in uno stato patologico; è sufficiente che gli atti persecutori – come minacce e pedinamenti – abbiano un effetto destabilizzante della serenità e dell’equilibrio psicologico della vittima. Inoltre, in un contesto di ripetute condotte vessatorie, anche gesti che diversamente apparirebbero innocui – come l’offerta di doni che la donna non desidera e non accetta – possono rilevare come una molestia, perché si traducono in un’imposizione e in un’implicita richiesta di stabilire rapporti.
Si parla solitamente di star stalking per indicare i casi in cui le vittime sono personaggi dello spettacolo, o comunque famosi, tormentati da fan, invidiosi o anche da soggetti psicologicamente non sani che idealizzano con la celebrità un rapporto concretamente impossibile. I nomi di donne notissime che hanno subìto molestie di vario tipo sono tanti: da Rebecca Schaeffer a Uma Thurman, da Nicole Kidman a Claudia Schiffer, da Jodie Foster a Michelle Hunziker, vittima di condotte persecutorie gravissime quando in Italia ancora nemmeno esisteva il reato di stalking. E dopo di loro, molte altre tra cui Arianna David, e da ultimo – per l’appunto – Sabrina Ferilli, che ha sporto denuncia nei confronti di un uomo che per anni l’ha perseguitata con un’escalation di attenzioni ossessive: all’inizio sembrava solo un ammiratore particolarmente devoto, ma poi ha cominciato ad appostarsi sotto casa dell’attrice e a seguirla ovunque, oppure le compariva accanto all’improvviso nei luoghi più impensati. Tutto questo, per cinque lunghi anni – durante i quali, per fortuna, non ci sono stati atti violenti o aggressioni – cadenzati da lettere, bigliettini, regali indesiderati: se all’inizio l’attrice non aveva dato peso alla vicenda, da ultimo ha cominciato ad avvertire una minaccia in questa pressante onnipresenza e ha deciso di denunciare.
Sottovalutare uno stalker è un rischio: il passaggio dalle attenzioni indesiderate (messaggi, telefonate, fiori, regali) ai pedinamenti serrati, alle intrusioni subdole, a gesti di violenza fisica anche estremi – come purtroppo ci dimostra la cronaca – può essere davvero breve. Queste condotte devono essere arginate immediatamente, soprattutto se diventano abituali: lasciarsi invadere la vita non è un’opzione che può essere contemplata, e l’unico modo per evitare che accada è rivolgersi alle autorità.
È fondamentale che le forze dell’ordine sappiano cogliere il senso e la gravità di quanto accade e che applichino con tempestività le misure di protezione adeguate. Ecco perché, per cominciare, le vittime dovrebbero essere ascoltate e senza ritardi; in tal senso, sarà utile una legge come quella riferita al cosiddetto Codice Rosso, che anche per il reato di stalking prevede – tra l’altro – il diritto della vittima all’audizione da parte dell’autorità giudiziaria entro il termine di tre giorni.
Giulia Bongiorno