
Pubblicato su Oggi n.7 del 21 febbraio 2019.
Cara Michelle,
la vicenda di quel patrigno di Napoli che ha ucciso il figlio della compagna per futili motivi mi ha sconvolto. Sembra che sia stato il culmine di una serie di violenze. Come può una donna, una madre, essere così succube di un uomo da non vedere o addirittura non intervenire quando ci vanno di mezzo i suoi bambini?
Carolina
Carolina, mi viene da piangere al solo pensiero che esista qualcuno in grado di compiere un simile massacro; ancor di più, nel tentare di analizzare un fatto che ci scaraventa dinanzi al male, costringendoci a scrutare in un abisso dal quale vorremmo soltanto distogliere lo sguardo. La morte di un bambino è sempre tragica, anche perché va contro le leggi di natura, ma la morte di Giuseppe lo è se possibile ancora di più: non solo per il dolore e la paura che sicuramente il bambino ha provato, ma anche per il contesto nel quale questa tragedia è maturata. Forse, provare a rifletterci sopra può impedire che certi orrori si ripetano.
Da quanto ho letto sui giornali, la madre, Valentina, era andata a vivere quattro mesi fa con quest’uomo che conosceva da pochissimo: Giuseppe e le sue sorelline sarebbero voluti rimanere in casa della nonna, in un altro paese della zona, ma Valentina li ha portati via. Cosa spinge una donna di trent’anni a fidarsi di un uomo che conosce appena, che dichiaratamente fa uso regolare e massiccio di hashish, fidarsi al punto di andare a vivere con lui e di portare con sé i suoi tre figli? Se è vero – come abbiamo letto sui giornali – che i bambini venivano da lui picchiati sistematicamente, come ha potuto accettarlo? E quando è cominciato il pestaggio, perché non è riuscita a difenderli? Una volta che la furia dell’uomo si era placata, cosa le ha impedito di chiamare subito i soccorsi, invece di limitarsi ad applicare una pomata per le contusioni sul viso del bambino agonizzante? E perché, quando finalmente sono intervenuti gli operatori del 118 (chiamati dai familiari dell’assassino quando lui ha detto loro cos’aveva fatto, e cioè con circa tre ore di ritardo), è stata avanzata la giustificazione di un incidente stradale?
Sono domande alle quali forse soltanto uno psichiatra può tentare di dare risposte, anche con l’obiettivo di individuare eventuali responsabilità di Valentina dinanzi alla giustizia (per quanto, in simili casi, anche solo nominare la “giustizia” fa uno strano effetto). Lasciamo dunque il compito a chi ne ha titoli e competenze, ma non dimentichiamo queste domande. Spero infatti che questa vicenda aiuti tante donne a interrogarsi con più lucidità e realismo quando si trovano coinvolte in rapporti malsani con uomini violenti, che invece di rispettarle e amarle le picchiano, le umiliano, le controllano, le rendono succubi: per rapporti di questo genere si paga sempre un prezzo, spesso altissimo. A volte, incommensurabile.
Michelle Hunziker