“La casa è un ambiente sicuro soltanto per gli uomini”, “Omicidio, un fenomeno diverso per uomini e donne”. Sono questi alcune delle conclusioni cui è pervenuto il report pubblicato il 24 novembre 2021 dall’Istat, riguardante l’effetto della pandemia da Covid-19 sulla violenza di genere nell’anno 2020-21.
Le misure restrittive contro la pandemia hanno sottolineato le differenze della violenza contro gli uomini da quella contro le donne. Le donne sono uccise sempre di più tra le mura domestiche, da partner e parenti, e quindi non hanno tratto giovamento dall’indicazione di restare a casa (semmai, il contrario). Gli uomini sono invece uccisi in prevalenza da persone che non conoscono, da conoscenti e nell’ambito della criminalità organizzata.
Più precisamente – si legge nel documento –, nel 2020 la maggior parte delle donne (77,6 per cento) è stata uccisa da un partner o da un parente (dato stabile nel tempo), ma nei mesi di marzo e aprile questa percentuale ha raggiunto rispettivamente il 90,9 per cento e l’85,7 per cento. Anche nel mese di novembre, con l’acuirsi della pandemia, le donne uccise in ambito familiare da parenti sono state il 40 per cento, quelle da partner il 60 per cento.
Sempre nel 2020, il 57,7 per cento delle donne è stato ucciso all’interno della relazione di coppia e il 25,9 per cento nell’ambito delle relazioni parentali. Al contrario, gli uomini sono di rado vittime della partner (praticamente mai delle ex) e la modalità ricorrente è quella dell’autore sconosciuto alla vittima (45,3 per cento), cui si aggiungerebbe una quota preponderante di autori non identificati (per le vittime di sesso maschile il 15,3 per cento, mentre per gli omicidi di donne sono stati identificati tutti gli autori). Seguono, in ordine di frequenza, i parenti diversi dalla partner e le persone con le quali esisteva un semplice rapporto di conoscenza. Negli anni sono diminuite le morti di uomini per mano di sconosciuti (dallo 0,65 per 100mila uomini del 2005 allo 0,27 del 2020) e i delitti di omicidio per i quali non è stato identificato l’autore (dallo 0,77 per 100mila uomini del 2005 allo 0,09 del 2020).

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