Intervista di Irene Maria Scalise per La Repubblica del 23 gennaio 2014

Sarebbe indispensabile offrire alle casalinghe uno stipendio base e, alla fine della vita lavorativa, una pensione come tutte le altre”. Non ha dubbi Giulia Bongiorno, avvocato e ex parlamentare. Che però aggiunge: “Il problema a monte è considerare che il lavoro domestico sia una prerogativa esclusivamente femminile”.

Che cosa si dovrebbe fare per correggere un modo di pensare così radicato nel tempo?
“Per prima cosa eliminare questa componente sessista. Non più casalinghe ma casalinghi e casalinghe, una doppia categoria che si modella a seconda di chi ha più tempo da dedicare ai figli, alla famiglia e alle occupazioni domestiche”.

Ma secondo lei è solo una questione di definizioni?
“No, perché purtroppo viviamo ancora in un Paese in cui le donne si vergognano nell’ammettere che sono casalinghe e si mascherano con espressioni tipo “sono in pausa” o “sto cambiando lavoro”. Mentre quello che fanno ogni giorno della loro vita dal punto di vista sociale è fondamentale. E come dimostrano le ricerche è molto importante anche dal punto di vista economico”.

L’Italia sta facendo la sua parte?
“Io sono colpita dal fatto che nel 2014 non c’è un ministero per le Pari opportunità, quindi non mi sembra che ci sia l’attenzione necessaria”.

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