Pubblicato su Oggi del 10.03.17

Di recente ha sostenuto in questa rubrica che “con più donne al potere ci sarà meno violenza” e che potremo così sperare in un calo dei femminicidi. In che senso? Io credo, invece, che siamo di fronte a un grosso problema di educazione: è innanzitutto in famiglia e a scuola che bisogna lavorare per introdurre il concetto di uguaglianza tra i sessi, bisogna cominciare quando i bambini sono piccoli!
Antonio

Il collegamento tra potere e violenza è presto spiegato. In Italia si tende a stabilire un’equazione – sbagliata e deleteria – tra potere e superiorità: chi ha potere è ritenuto per questo stesso fatto superiore, e dal momento che il potere ce l’hanno storicamente gli uomini, tanti di loro si sentono legittimati nella loro presunzione di superiorità nei confronti delle donne. E la violenza è senza dubbio l’altra faccia della discriminazione, ancora fortissima nel nostro Paese, perché scaturisce da decenni di leggi spudoratamente maschiliste. Si pensi per esempio alla sottoposizione della donna alla potestà maritale dell’uomo (abolita solo nel 1919), o all’art. 544 del codice penale (abrogato solo nel 1981) che, attraverso il cosiddetto matrimonio riparatore, assicurava allo stupratore l’impunità (estinguendo il reato) se avesse sposato la ragazza violentata; ma di esempi ce ne sono tanti altri! Insomma, a fronte di discriminazioni per molto tempo legittimate dallo stesso legislatore, non può stupire che ancora oggi – e nonostante gli innegabili passi avanti compiuti – molti uomini si ritengano superiori alle donne, e dunque liberi di “punirle” se non si comportano come loro vorrebbero: si spiegano così le discriminazioni, le offese, le molestie, i maltrattamenti, le violenze, gli stupri, gli omicidi. Ed ecco perché ogni azione contro la discriminazione è una battaglia vinta nella guerra contro la violenza di genere.
A mio avviso, il problema è al contempo culturale e normativo: la soluzione passa anche attraverso apposite leggi che sanciscano – finalmente e altrettanto spudoratamente – una nuova disparità. Questa volta, a favore delle donne. La prova dell’utilità di una simile imposizione è data dalla legge Golfo-Mosca del 2011 sulle cosiddette quote rosa, grazie alla quale l’Italia è oggi al di sopra della media europea per l’incremento del numero di donne che siedono nei consigli di amministrazione delle società quotate. Alla legge Golfo-Mosca andrebbero aggiunte altre normative in favore delle donne: per esempio, congedi di paternità adeguati e riconoscimento del valore sociale ed economico del lavoro domestico svolto dalle casalinghe. A tutto questo si aggiunge, naturalmente, il lavoro fondamentale di famiglia e scuola sul piano educativo e culturale. Sono d’accordo con lei: bisogna agire subito, impedendo che la concezione della donna come essere inferiore prenda forma nella mente dei bambini. È dunque proprio in famiglia e a scuola che devono essere sostenuti e praticati certi princìpi. Non è mai troppo presto per proporre modelli comportamentali positivi, e per inculcare l’inammissibilità di qualsiasi forma di violenza: è la premessa per instaurare rapporti di coppia basati sul rispetto, sulla comprensione e sulla condivisione degli oneri familiari. La violenza potrà essere sconfitta soltanto quando uomini e donne saranno realmente uguali, con i medesimi diritti, i medesimi doveri, le medesime possibilità. L’uguaglianza è un diritto che purtroppo per molte di noi rappresenta ancora una conquista: non dovremmo aver paura di batterci per ottenerlo, e poi di farlo valere.

Giulia Bongiorno

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